gerarchia

Assistenza tecnica - AST , 1967 - 1987 (con docc. del 1960)

Livello di descrizionesubseries
Consistenzabb. 379
storia istituzionale/biografiaLa Cassa per il Mezzogiorno cominciò a progettare un intervento nel campo dell'assistenza tecnica agricola già nei primi anni della sua attività. Nell'ambito del programma dodecennale degli interventi nel settore dell'agricoltura pubblicato nel 1956, infatti, venne formulato un piano che prevedeva la costituzione di 57 uffici dislocati principalmente nelle zone di trasformazione intensiva, in particolare irrigua. Esso doveva gravare sugli stanziamenti previsti per i sussidi alle opere di competenza privata e i contributi dovevano essere erogati ai sensi dell'articolo 40 del regio decreto n. 215/1933 e dell'articolo 2 della legge n. 515/1942. La realizzazione del piano, affidata ai consorzi di bonifica competenti per territorio, venne avviata a partire dall'esercizio finanziario 1957-1958 con la creazione di particolari strutture, chiamate nuclei di assistenza tecnica (NAT), costituite per aiutare i proprietari e gli agricoltori del comprensorio di riferimento nella realizzazione della trasformazione fondiaria connessa con lo sviluppo delle opere pubbliche di bonifica e per indirizzare le aziende verso le nuove forme di agricoltura intensiva rese possibili dall'attuazione di tali opere. Per ottenere l'istituzione di un nucleo all'interno del proprio comprensorio, i consorzi di bonifica dovevano presentare alla Cassa formale domanda corredata di preventivo delle spese, l'ufficio competente del Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie approntava una perizia di spesa e, dopo l'approvazione di essa da parte del Consiglio di amministrazione, una disposizione presidenziale di concessione erogava il contributo, che poteva ammontare alla totalità della somma ammessa a sussidio o ad una percentuale di essa (solitamente pari all'80% o 90%). I progetti e le relative concessioni venivano identificati dalla sigla MF/[num.], così come le relative pratiche che venivano quindi conservate fra i fascicoli inerenti i finanziamenti concessi ai privati per i miglioramenti fondiari (per questi si rimanda alla serie corrispondente). Le concessioni avevano inizialmente la durata di un triennio. Durante tale periodo, la Cassa si riservava il controllo dell'impiego dei fondi e della funzionalità del nucleo, e, a tal fine, i consorzi concessionari dovevano presentare periodicamente i rendiconti delle spese con i relativi titoli di spesa in originale, relazioni semestrali illustrative dell'attività svolta dal nucleo (circolare n. 2/65935 del 15 dicembre 1962) e dei risultati conseguiti e schede trimestrali riassuntive. Inoltre i nuclei, costituiti da due tecnici, un agronomo e un perito agrario, dovevano predisporre un piano degli orientamenti dell'attività di assistenza tecnica e stilare ogni anno, nell'ambito di esso, un programma delle concrete iniziative da realizzare. Alla metà del 1958 erano già stati istituiti oltre 40 nuclei e il Servizio bonifiche ne seguiva da vicino l'attività, soprattutto per quanto riguardava la preparazione dei tecnici preposti, a beneficio dei quali venne organizzata una riunione di aggiornamento a Roma e una visita istruttiva in Sardegna (seduta Cda n. 475 del 29 luglio 1958). Con il progredire del programma di assistenza, speciali nuclei vennero costituiti anche presso centrali ortofrutticole, nell'ottica di un processo di organizzazione degli agricoltori finalizzato alla commercializzazione dei loro prodotti, mentre altri vennero creati presso gli enti di riforma fondiaria (poi enti di sviluppo); alcune strutture si avvalevano della collaborazione di un'educatrice rurale e venivano designati con il termine di "nuclei integrati". Nel 1962, inoltre, venne costituito all'interno del Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie un apposito Ufficio per l'assistenza tecnica (Disposizione del direttore generale dell'11 aprile 1962). Proprio a partire da questo anno, infatti, quello che era stato un iniziale intervento sperimentale, limitato ad alcuni distretti dove maggiore era l'esigenza di far corrispondere al massiccio impegno delle opere pubbliche di bonifica una risposta anche da parte degli investimenti privati, assunse una struttura definita e si estese alle zone maggiormente interessate dalla trasformazione irrigua (G. Leone, G. Cesarini (a cura di), Assistenza tecnica agricola. Metodologia operativa della Cassa, Roma, 1975, pp. 59-60). Tale struttura venne mantenuta fino all'approvazione della legge 26 giugno 1965, n. 717, che ridefinendo compiti e ambiti territoriali di intervento della Cassa, rese necessaria una riorganizzazione dell'attività di assistenza tecnica. In base alle nuove disposizioni, infatti, alcuni nuclei vennero a trovarsi al di fuori dei comprensori di competenza della Cassa, mentre altri avrebbero dovuto essere costituiti in vista del potenziamento di tale attività previsto dalla legge, che all'articolo 19 recitava: "Per l'espansione e l'ammodernamento delle strutture produttive, sono predisposti servizi di assistenza tecnica a favore delle imprese operanti nei vari settori economici, ivi comprese le cooperative. [...]. All'assistenza tecnica alle imprese agricole, la Cassa provvede avvalendosi degli organi statali e degli enti aventi competenza in materia". In attesa della definizione del piano di coordinamento degli interventi pubblici per lo sviluppo di attività produttive previsto dalla citata legge, nell'ambito del quale elaborare un programma pluriennale di attività, il Consiglio di amministrazione garantì la prosecuzione dell'azione dei nuclei approvando una serie di proroghe fra il luglio 1965 e il settembre 1967. Nel frattempo esso avviò la discussione in merito al riordinamento del settore, individuando nuovi criteri di azione per il proseguimento e potenziamento degli interventi. Tali criteri vennero approvati a partire da un documento presentato da Manlio Rossi Doria durante la seduta del Cda n. 859 del 10 marzo 1967. In particolare, venne potenziato l'impegno per la formazione e l'aggiornamento del personale e vennero modificate alcune procedure per il controllo delle attività dei centri attraverso la standardizzazione dei modelli operativi. Fu avviata inoltre un'azione di coordinamento con gli ispettorati provinciali agrari che dovevano svolgere un ruolo di guida, incontrando periodicamente i tecnici dei centri ed esprimendo un preventivo parere sui programmi di lavoro annuale che questi ultimi dovevano trasmettere alla Cassa. Infatti, in base al piano di coordinamento e alla circolare del Ministero dell'agricoltura e delle foreste n. 40 del 1° luglio 1967, il capo del servizio agrario e l'agronomo responsabile del centro dovevano concordare il programma annuale di lavoro con il competente capo dell'Ispettorato provinciale (circolare n. 2/115315 del 15 settembre 1967). Infine, fu prevista la creazione di nuovi centri, in attuazione di quanto disposto dal piano di coordinamento che assegnò ad ogni centro un ambito di operatività fra i duemila e i tremila ettari. I centri esterni all'area di intervento della Cassa che si trovavano in aree di particolare depressione o nei territori calabresi soggetti alla disciplina della Legge speciale per la Calabria continuarono ad essere finanziati in quanto attingevano ad appositi fondi. L'Ufficio assistenza tecnica stilò un programma per la costituzione entro un quinquennio di 130 centri con compiti di assistenza globale e 15 centri per assistenza specializzata, con particolare riguardo alle aree irrigue (appunto per il Consiglio di amministrazione del 19 giugno 1967). In previsione dell'accrescersi del numero di tali strutture, il Cda decise quindi la creazione di organismi di coordinamento comprensoriali da affidare a enti periferici mediante concessioni (seduta Cda n. 889 del 15 dicembre 1967). Entro la fine del 1967 vennero infine approvate le perizie che finanziavano il prolungamento delle attività dei nuclei già costituiti. Le pratiche vennero identificate da una numerazione e una sigla diversa da quella del progetto originario (MF/[num.]), nella forma AST/[num.], così come i nuovi progetti relativi a tale ambito di intervento, e inserite in un apposito capitolo di spesa, dando vita anche a una distinta serie documentale. Nell'ambito di tale riorganizzazione mutò anche il nome delle strutture che da nuclei passò a centri di assistenza tecnica agricola (CAT). La durata della concessione, proposta nella perizia e definita nella disposizione presidenziale, poteva variare da centro a centro, mentre le modalità di attribuzione del contributo e gli adempimenti amministrativi delle strutture rimasero pressoché invariati. Nella monografia quadro n. 21 del 26 aprile 1969, presentata durante la seduta del 16 maggio 1969, l'Ufficio assistenza tecnica tracciava per il Consiglio di amministrazione un primo bilancio delle attività svolte fino ad allora dai centri. Esse si erano concentrate in prevalenza sulla promozione, sulla guida e sulla assistenza nel settore della trasformazione fondiaria e dello sviluppo della irrigazione. A questa data, risultavano avviate inoltre numerose iniziative ispirate ai principi dell'associazionismo nell'ambito della produzione e della base fondiaria; un ulteriore ambito su cui già a partire dal 1966 alcuni centri si erano specializzati (G. Leone, G. Cesarini (a cura di), op. cit., p. 60). Erano stati infatti intrapresi progetti come aziende a gestione collettiva da parte di piccoli agricoltori in Sardegna e Calabria, cooperative di esercizio, alcuni esperimenti di ricomposizione spontanea dei terreni in forma collettiva in Sardegna, allevamenti ovicoli in forma associata e di bestiame bovino con fondi comuni di rotazione. I centri fornivano inoltre un apporto alla dimostrazione e alla divulgazione tecnologica, alla organizzazione gestionale e di contabilità aziendale, alla valorizzazione e commercializzazione dei prodotti. Fra il 1969 e il 1970 la Cassa iniziò un vero e proprio processo di conversione della metodologia operativa in questo ambito, passando dall'azione dimostrativa e divulgativa rivolta al singolo proprietario a quella di gruppo (G. Leone, G. Cesarini (a cura di), op. cit., p. 130). Poco dopo però il settore fu sottoposto a un'ulteriore riorganizzazione in seguito alla emanazione della legge n. 853/1971, che apportò nuove modifiche all'intervento straordinario nel Mezzogiorno, con il passaggio alle regioni delle attività relative a materie di competenza regionale; in particolare, con il decreto del Presidente della Repubblica n. 11/1972 venne trasferita a queste ultime, con l'art. 1, "l'assistenza tecnica alle imprese agricole e connessa attività sperimentale, dimostrativa e divulgativa". L'articolo 16 della legge 853/1971 autorizzava tuttavia la Cassa a proseguire gli interventi nelle materie che sarebbero state trasferite alle regioni. In attesa che venisse definito il nuovo assetto in materia e per garantire il proseguimento delle attività, il Cda procedeva, durante la seduta n. 1034 del 29 gennaio 1972, al rinnovo delle concessioni dei centri esistenti e al fine di rendere più tempestiva l'azione promozionale e formativa in tutta l'area di intervento dei centri di assistenza tecnica introduceva uno snellimento nella procedura, stabilendo che per progetti di attività associata, di iniziative particolari ed attività formativa, incontri e viaggi di scambio i contributi sarebbero stati concessi con autorizzazione presidenziale per gli importi inferiori a 10 milioni di lire, con disposizione presidenziale fino ai 20 milioni e mediante deliberazione del Cda per importi superiori ai 20 milioni. All'inizio del 1972 i centri di assistenza tecnica erano 198 e le aziende cooperative a gestione associata promosse grazie alla loro azione avevano raggiunto il numero di 40 con 784 soci in 4500 ettari di superficie (appunto per il Consiglio di amministrazione del 12 gennaio 1972). Tale assetto venne mantenuto ancora per un anno. La delibera CIPE del 15 marzo 1973 sancì infatti il passaggio alle regioni della competenza sui centri di assistenza tecnica agricola, così come sul settore stesso dell'assistenza tecnica, entro il 30 aprile 1973. Essa precisava inoltre che la Cassa era tenuta a fornire la sua collaborazione tecnica, finanziaria e amministrativa per garantire il funzionamento dei centri, anche in vista della loro utilizzazione per i progetti speciali previsti dall'articolo 2 della legge n. 853/1971. Il passaggio fu tuttavia graduale data l'impreparazione delle regioni a gestire tale settore e venne completato solo nel 1975. Il Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, infatti, con lettera del 20 dicembre 1973 diede facoltà alla Cassa di finanziare, su richiesta delle singole regioni, l'attività dei centri anche per l'anno 1974 (circolare n. 2/4090 del 28 gennaio 1974). Il Cda dispose quindi l'erogazione dei finanziamenti alle regioni (tranne la Sardegna, per le quali, vennero fornite anticipazioni agli enti affidatari), le quali acquisivano la gestione diretta dei centri ma dovevano allo stesso tempo inviare la documentazione delle spese sostenute alla Cassa che avrebbe controllato le relative rendicontazioni e iscrivere nei loro bilanci i relativi importi per i successivi rimborsi ad essa (seduta Cda n. 1090 del 22 marzo 1974). Tuttavia il settore dell'assistenza tecnica non venne abbandonato. La delibera del CIPE, infatti, lasciò alla competenza della Cassa le attività a carattere interregionale di promozione, aggiornamento e formazione nel campo dell'addestramento tecnico in agricoltura, con riferimento agli interventi inquadrati nell'ambito dei progetti speciali. Vennero quindi implementate nuove forme di iniziativa. Nel marzo 1973 il Consiglio di amministrazione, per sostenere nei primi anni di attività le aziende agricole a gestione associata create nell'ambito dei programmi di assistenza tecnica, decise l'avvio di un'azione intesa ad assicurare ad esse la possibilità di costituirsi un fondo di dotazione della dimensione massima di dieci milioni di lire attraverso la concessione di crediti da rimborsare in un triennio. Il Consorzio gestioni associate (GEA), costuito dalle aziende stesse, era incaricato di gestire i rimborsi che dovevano avvenire in rate semestrali. Esso era inoltre autorizzato a riutilizzarli per concedere alle aziende consociate crediti a breve termine per le eventuali nuove esigenze delle stesse. Le richieste di accesso ai fondi, presentate dal presidente dell'azienda cooperativa e corredate dalla delibera autorizzativa del Cda, dovevano essere giustificate da effettive esigenze di conversione colturale e munite del visto del centro di assistenza tecnica competente. Le concessioni venivano erogate mediante autorizzazione presidenziale (seduta Cda n. 1068 del 23 marzo 1973). Successivamente, la Cassa sviluppò quindi un programma nei seguenti settori: incontri di aggiornamento e viaggi di scambio per tecnici e agricoltori, piani di conversione colturale, forme associate di economia domestica, interventi di trasformazione aziendale, reperimento e conservazione di materiale tecnico tradizionale. In tale ambito rientrò anche l'intervento a carattere interregionale e intersettoriale di promozione e formazione di forme associative fra gli agricoltori volte alla ristrutturazione e trasformazione delle imprese produttive. Tale azione, autorizzata dal Cda nella seduta del 10 gennaio 1975, andava ad affiancare quella dei progetti speciali e costituiva uno strumento di rilievo per il progetto speciale dell'irrigazione (appunto per il Cda presentato nella seduta del 10 gennaio 1975). L'intervento già avviato dal 1969 mediante i centri di assistenza agricola era proseguito a partire dal 1973 mediante un ristretto gruppo di tecnici che coordinavano tale azione specialistica attraverso tre centri di coordinamento interregionali (Associazione nazionale delle bonifiche, Associazione siciliana dei consorzi e degli enti di bonifica e di miglioramento fondiario, Consorzio gestioni associate), la cui operatività fu garantita fino a tutto il 1980 dal Cda con delibera dell'11 luglio 1974, in stretta collaborazione con l'Ufficio assistenza tecnica. A tale programma collaborava anche personale dei centri di assistenza tecnica messo a disposizione dalle regioni. Obiettivo era quello di promuovere la conduzione cooperativa di aziende e attività agricole e la realizzazione dei necessari interventi di miglioramento fondiario. Gli interventi promozionali di trasformazione fondiaria di cooperative di gestione venivano finanziati sul capitolo di spesa per le opere private, quelli a carattere formativo, per opere minori e per i centri specializzati di coordinamento facevano invece capo ad uno specifico fondo comune formatosi da economie su concessioni già emesse e successivamente integrato (seduta Cda n. 1134 del 19 dicembre 1975). Le singole cooperative presentavano un progetto, con l'aiuto del centro di assistenza tecnica competente, e il contributo veniva concesso con condizioni di particolare agevolazione, sia nella misura, attraverso l'istituzione di un premio aggiuntivo ai sensi dell'articolo 40 del regio decreto n. 215/1933, sia nelle modalità di erogazione, che avveniva mediante la concessione di acconti in base alla presentazione di stati di avanzamento e di certificati di regolare esecuzione. Le autorizzazioni di spesa venivano emesse secondo i criteri già stabiliti nella seduta Cda n. 1034 del 29 gennaio 1972. La liquidazione finale del contributo era subordinata all'accertamento di regolare esecuzione dei lavori da parte dell'Ispettorato compartimentale agrario. La Cassa riuscì a proseguire l'azione in questo settore anche dopo l'emanazione della Legge n. 183/1976, in base alla quale gli interventi di trasformazione fondiaria non erano più di diretta competenza della Cassa. L'Ufficio assistenza tecnica presentò sull'argomento una monografia quadro al Consiglio di amministrazione che, nella seduta del 1° agosto 1977, l'approvò, autorizzandolo al completamento dell'intervento, facendo leva sull'art. 8 della legge medesima che stabiliva che nei progetti speciali potevano essere ricomprese attività di promozione e sostegno tecnico-finanziario a favore di forme associative fra piccoli agricoltori. Il documento presentava anche un bilancio dei risultati conseguiti nell'ultimo quinquennio durante il quale era avvenuta la fusione di 1464 aziende agricole individuali in 76 unità cooperative di produzione e la formazione di 30 imprese cooperative specialistiche nel settore avicolo, serricolo e artigiano. L'azione di assistenza aveva riguardato essenzialmente la formazione delle società cooperative, l'avvio alla lavorazione in comune e le attività di trasformazione fondiaria, conversione colturale, organizzazione della gestione, attraverso i diversi canali di finanziamento consentiti dalle leggi in vigore. Successivamente alla riorganizzazione dell'assetto della Cassa fra il 1978 e il 1979, la competenza sull'assistenza tecnica passò dapprima alla Divisione IV (Completamento interventi in agricoltura) della Ripartizione Attività per le regioni e successivamente alla Divisione IX (Completamento interventi in agricoltura) della Ripartizione Progetti Promozionali che gestirono la conclusione. Durante la seduta del Cda n. 1351 del 29 marzo 1979 venne stabilito un programma di revisione delle iniziative di assistenza tecnica determinando la disponibilità finanziaria massima per ciascuna delle aziende associate sovvenzionate e venne precisato che non potevano essere finanziate ulteriori richieste. Infine, nel gennaio 1983, il Cda decideva la chiusura dell'attività creditizia autorizzata dalla GEA (seduta Cda n. 1657 del 12 gennaio 1983), che fra il 1973 e il 1977 aveva visto l'attivazione di 61 iniziative a favore di altrettante cooperative. [a cura di Ornella Stellavato]
storia archivisticaLa serie è stata ricondizionata in una fase successiva alla produzione della documentazione (probabilmente negli anni '80) - le camicie originali sono state infatti inserite in coperte intestate "Cassa per il Mezzogiorno", "Intervento straordinario nel Mezzogiorno", "Agenzia per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno" - ed è stata unita ad altre due serie documentali. Le buste presentavano infatti una numerazione che si sovrapponeva in parte, distinta solo dalla sigle AST/[num.], per i progetti relativi ai centri di assistenza tecnica agricola, AST/APD/[num.], per i fascicoli relativi ai progetti realizzati nell'ambito dell'assistenza tecnica nelle aree di particolare depressione, AST/CAL/[num.] per quelli riguardanti i centri di assistenza istituiti in Calabria e finanziati con gli appositi fondi della legge 26 novembre 1955, n. 1177, AST/FC/[num.], per le pratiche relative al finanziamento di attività mediante il fondo comune. I fascicoli e i sottofascicoli versavano in uno stato di grave disordine e il contenuto delle buste non sempre rispecchiava quanto indicato sul dorso delle stesse. La documentazione è stata quindi sottoposta a un intervento di riordinamento finalizzato a distinguere le apposite serie e sottoserie. I fascicoli sono stati quindi sottoposti ad una attività di rilevamento dati al fine di implementare un apposito database. Sono stati rilevati i seguenti dati, corrispondenti ai relativi campi: "Numero di progetto"; "Concessionario"; "Comprensorio di bonifica"; "Regione, Provincia, Comune, Località"; "Importo progetto"; "Importo contributo ammesso"; Importo contributo concesso"; "Numero e Data della concessione"; "Tipologia dell'opera finanziata"; "Materiale iconografico"; "Note". [a cura di Ornella Stellavato]
DescrizioneLa serie riguarda le concessioni per l'istituzione o il prolungamento delle attività dei centri di assistenza tecnica agli agricoltori rilasciate successivamente all'approvazione della legge 26 giugno 1965, n. 717, e gli interventi di promozione e sostegno di forme associative fra gli agricoltori. I fascicoli relativi ai centri di assistenza tecnica contengono le copie delle perizie presentate al Consiglio di amministrazione dall'Ufficio assistenza tecnica del Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie, delle relative delibere di approvazione del Cda e della disposizione presidenziale che assegnava il contributo necessario a finanziare il mantenimento o a istituire il centro da parte dell'ente concessionario. Conservano inoltre la corrispondenza con tale ente relativa all'assunzione di personale o a questioni attinenti ad esso, a richieste di autorizzazione per varie iniziative, relazioni periodiche sull'attività del centro o programmi annuali delle iniziative da effettuarsi, il carteggio con l'ente concessionario o con il centro stesso relativo alle spese o alla rendicontazione delle stesse e alla corrispondente autorizzazione da parte della Cassa, nonché le comunicazioni di proroga della concessione. Non sono presenti invece i rendiconti di spesa che venivano trasmessi dall'Ufficio assistenza tecnica all'Ufficio amministrativo per le opere private di bonifica per l'emissione del mandato di pagamento. Nei fascicoli relativi al finanziamento per la prosecuzione delle attività dei centri, possono essere presenti copia della perizia, della delibera Cda e della disposizione presidenziale con cui è stato concesso il contributo per l'istituzione dell'originario nucleo di assistenza tecnica agricola. Possono essere presenti fotografie.

I fascicoli relativi agli interventi promozionali conservano richieste di contributo da parte di cooperative agricole, documentazione progettuale, lettera di autorizzazione o disposizione presidenziale in copia, copia monografie redatte dall'Ufficio assistenza tecnica, copie delibere del Consiglio di amministrazione, approvazione del progetto da parte degli uffici del Genio civile, copia richieste emissioni dei mandati di pagamento, richieste acconti e stati di avanzamento lavori, documentazione relativa al collaudo parziale o totale delle opere, disposizione presidenziale di approvazione del collaudo in copia, corrispondenza con assessorati regionali all'agricoltura, copia della deliberazione commissariale di revoca o chiusura della concessione.
[a cura di Ornella Stellavato]
ordinamento e strutturaLe buste recano sul dorso il numero di progetto, nonché l'indicazione della regione e della provincia in cui esso viene realizzato. Ciascun fascicolo reca sulla coperta la segnatura del numero di progetto, corrispondente al numero della perizia approvata, nella forma AST/[num.], e del numero della disposizione di concessione, diverso da quello del progetto, nella forma CAT/[num.]. Sulla camicia è inoltre segnato il numero corrispondente a quello che si trova a volte stampigliato sulla copia della perizia probabilmente riferentesi all'elenco con cui queste ultime venivano presentate al Consiglio di amministrazione. Sulla camicia sono indicati anche i seguenti dati: regione, provincia, comprensorio di bonifica, ente concessionario, sede del centro e importo. Può essere riportato inoltre il riferimento al numero del progetto, nella forma MF/[num.], relativo alla istituzione del centro, il cui relativo fascicolo è conservato nella serie riguardante i contributi per il miglioramento fondiario, in quanto parte integrante di tale settore di intervento e con imputazione della spesa sui relativi fondi. I fascicoli si articolano per la maggior parte nei seguenti sottofascicoli: "concessione, monografia, delibera", "varie", "personale", "relazioni tecniche", "seguiti amministrativi"; quelli relativi ai finanziamenti alle aziende associate sono organizzati per lo più secondo tale articolazione: "progetto", "concessione", "acconto", accertamento totale", "accertamento parziale". I numeri dei progetti non corrispondono all'ordine cronologico di presentazione delle perizie. La serie appare lacunosa, molti fascicoli risultano infatti mancanti. Si segnala infine che la numerazione dei fascicoli si sovrappone a quella della serie AST/APD fino al numero 132, a partire dal numero successivo infatti essa appare consecutiva. [a cura di Ornella Stellavato]
strumenti archivisticiBanca dati: Beatrice Fochetti e Giordana Valente.
strumenti di ricerca schedatura delle pratiche
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