storia istituzionale/biografia | Giovanni Travaglini è nato a Napoli il 30 ottobre 1924.
Laureato in ingegneria idraulica, entrò nei ruoli dell'Amministrazione statale e arrivò al grado di ispettore generale del Ministero dei lavori pubblici. Mentre era a capo del Genio civile di Napoli, nell'ottobre 1963 fu chiamato a far parte del Commissariato straordinario del Governo per la gestione dell'emergenza nei territori colpiti dalla tragedia del Vajont.
Come provveditore alle opere pubbliche della Campania interloquì con il Comune di Napoli, tra il 1965 e il 1970, sulla complessa vicenda del nuovo piano regolatore della città, che poi ricevette la sua firma in qualità di presidente del Consiglio superiore del lavori pubblici, carica che ricoprì tra il dicembre 1971 e il luglio 1979, e poi ancora tra il novembre 1985 e il luglio 1987. Per lunghi anni fu capo della delegazione del Consiglio presso la Cassa per il Mezzogiorno.
Professore di Idraulica fluviale e sistemazioni montane all'Università di Bari, si interessò principalmente di difesa del suo e assetti territoriali. Nel 1970 fece parte della Commissione De Marchi, la prima iniziativa organica per la stesura di una elazione generale sullo stato del territorio italiano dal punto di vista dell'equilibrio ambientale in relazione all'intervento umano.
Nel 1972 fu nominato dal Governo presidente del Comitato per lo studio dei provvedimenti a difesa di Venezia in vista dell'approvazione di una legge speciale per la città lagunare. Nello stesso anno presiedette una commissione tecnica per l'elaborazione del bando del concorso di messa in sicurezza della Torre di Pisa, commissione che consegnò i suoi elaborati tecnici nel 1979..
Nel giugno 1979 si candidò con successo nelle liste della Democrazia cristiana alle prime elezioni per il Parlamento europee, ottenendo nella Circoscrizione meridionale circa 231.000 voti di preferenza. A Strasburgo si impegnò nella Commissione per la politica regionale e l'assetto territoriale e in quella per i trasporti. Ricandidato dalla DC alle elezioni europee del giugno 1984, sempre nella Circoscrizione meridionale, ottenne circa 120.000 e risultò primo dei non eletti.
Nel febbraio 1985 entrò a far parte della Commissione Grandi rischi insediata dal ministro per la protezione civile Giuseppe Zamberletti.
Quando nel marzo 1985 Massimo Perotti, commissario liquidatore della Cassa per il Mezzogiorno, venne arrestato con accuse di corruzione, il Governo Craxi (con il democristiano Salverino De Vito ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno) lo nominò alla carica all'inizio di aprile affiancandogli un comitato tecnico amministrativo composto da sette membri, di cui cinque espressamente indicati dai partiti di governo e due scelti dal ministro (sollevò scalpore la nomina del missino Gaetano Rasi). Nel giugno dello stesso anno, per gli effetti della legge 775/1984, il suo ruolo divenne quello di commissario del governo per l'intervento straordinario nel Mezzogiorno. Senza soluzione di continuità fu poi nell'ottobre 1986 il primo presidente dell'Agenzia per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno (cosiddetta Agensud). Nel novembre 1985 tornò a presiedere il Consiglio superiore dei lavori pubblici, carica evidentemente compatibile con quella ricoperta tra Cassa e Agensud.
Nell'aprile 1987, costituendosi un governo semitecnico presieduto da Amintore Fanfani, Travaglini fu nominato ministro dei Trasporti (avendo sperato di ottenere i Lavori pubblici) e si dimise da Agensud (dove arrivò Giovanni Torregrossa). Ricoprendo la carica ministeriale, si candidò alla Camera dei deputati nel giugno 1987 nella Circoscrizione Lecce-Brindisi-Taranto e venne eletto con oltre 67.000 voti. Si era poco prima dimesso dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. Inaspettatamente non fu riconfermato ministro nel nuovo governo di Giovanni Goria; si parlò di lui anche come possibile presidente delle Ferrovie dello Stato.
La sua attività parlamentare nella legislatura 1987-1992 non fu molto intensa (nessun progetto di legge come primo firmatario), anche perché nel giugno 1988 divenne nuovamente deputato europeo subentrando come primo dei non eletti per il decesso di Michelangelo Ciancaglini. Allora le cariche non erano incompatibili. Al Parlamento europeo fu membro della Commissione per l'energia, la ricerca e la tecnologia.
Ricandidato dalla DC alle elezioni politiche dell'aprile 1992, sempre nella Circoscrizione Lecce-Brindisi-Taranto, subì una forte sconfitta personale ricevendo solo 5.700 preferenze.
Da quel momento Travaglini si dedicò esclusivamente all'insegnamento universitario e alla presidenza del Centro nazionale di studi urbanistici. Numerosi i convegni cui partecipò come autorità riconosciuta nel campo dell'ingegneria idraulica (era stato a lungo anche presidente del Comitato italiano grandi dighe) e della pianificazione territoriale, argomenti che sono stati al centro della sua attenzione anche come saggista. Segnaliamo solo il suo scritto Il controllo delle acque e la difesa del suolo nel volume La Calabria, a cura di Piero Bevilacqua e Augusto Placanica, Einaudi 1985 (Le Regioni d'Italia dall'Unità a oggi).
Giovanni Travaglini è stato infine uomo di multiforme ingegno. Ha applicato l'ingegneristica all'arte informale, sperimentando forme di espressione al confine fra arte e meccanica utilizzando i materiali più diversi (legno, ferro, piombo, plastica, ceramica, gesso). Questa sua attività, che è andata di pari passo con le responsabilità di alto burocrate statale, è stata resa pubblica con alcune mostre in Italia e all'estero ed è stata infine documentata in un volume da lui curato del 2011: Oltre la materia. Una presenza inedita nell'arte informale materica. Opere dal 1959 al 1974 (con testi di Pietro Maria Bardi, Rafael Squirru, Luciano Caramel, Giulio Carlo Argan), Napoli, Clean.
[a cura di Leonardo Musci] |
storia archivistica | Le carte qui inventariate costituivano un piccolo complesso di pochi raccoglitori metallici, prodotte dalla Divisione autonoma Segreteria del Commissario liquidatore diretta da Adriano Monnet che aveva ricoperto lo stesso ruolo nella struttura di Segreteria della Presidenza già dall'agosto 1978 (si veda nella serie Presidenza. Archivio classificato).
Esse hanno la classica caratteristica delle "carte di vertice", nella personale disponibilità del manager pubblico in affiancamento all'archivio ufficiale della struttura, e documentano alcuni degli aspetti più importanti all'esame del vertice, compresa la rilevante questione di rapporti con gli esponenti politici (di governo e parlamentari) per l'interessamento di questi all'esecuzione di particolari opere di competenza della Cassa o agli incarichi da affidare a professionisti per le perizie e i collaudi. Dalle carte emerge che questo era uno degli impegni più gravosi per le segreterie, ma lo si consideri sostanziale a una dirigenza che emanava la sua legittimità dal mondo politico (nel caso di Travaglini le due figure si fondono). A differenza di altri piccoli complessi analoghi, conservati nell'archivio della Cassa, qui le carte sono quasi tutte in originale. |