gerarchia

Carte del presidente Alberto Servidio , 1976 - 1978 (con docc. del 1974)

Livello di descrizioneseries 3
Consistenzabb. 2
storia istituzionale/biografiaAlberto Servidio è nato a San Martino Valle Caudina (Avellino) il 26 marzo 1930. Laureato nel 1952 in Giurisprudenza presso l'Università di Napoli, entrò nel 1956 al Banco di Napoli di cui divenne in seguito dirigente dell'Ufficio legale.
Militò fin da giovane nelle fila della Democrazia cristiana svolgendo da subito un ruolo di intellettuale/politico specializzato in affari economici e territoriali. Nel maggio 1955 svolse la relazione economica al convegno degli assegnatari DC delle terre di riforma fondiaria tenutosi a Foggia (Dal latifondo al podere). Entrò a far parte del Consiglio nazionale della Democrazia cristiana dove intervenne sempre a nome della corrente di Nuove Cronache che raggruppava i fanfaniani dopo la rottura del 1959 con i dorotei.
Eletto nel 1964 consigliere comunale di Napoli, fu assessore dal 1965 al 1970 prima alla Programmazione, poi anche all'Urbanistica, occupandosi principalmente della redazione del nuovo Piano regolatore generale della città che illustrò in Consiglio comunale il 21 aprile 1969. Appartenne alla cerchia dei nuovi programmatori territoriali nell'intenso dibattito che animò la politica italiana nella seconda metà degli anni Sessanta in vista della istituzione delle Regioni a statuto ordinario. Fu stretto collaboratore del napoletano Giovanni Travaglini, prima provveditore alle opere pubbliche per la Campania, poi presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici (e nel 1985-1986 commissario governativo della Cassa per il Mezzogiorno).
Nel 1970 fu eletto al primo Consiglio regionale della Campania. Nel succedersi delle brevi giunte che caratterizzò la prima consiliatura, ricoprì la carica di presidente della Giunta regionale dal settembre 1972 al luglio 1973. Si occupò anche in tale veste di pianificazione territoriale ipotizzando la creazione di una Città-Regione con l'abolizione delle cinque province. Ebbe forti critiche dall'opposizione comunista per il modo non dialogante di trattare con la minoranza.
Ebbe poi modo di fare esperienze di ricerca universitaria, sia grazie all'incarico di insegnamento in Pianificazione e organizzazione territoriale presso la facoltà di Scienze politiche dell'Università degli studi di Napoli, sia tramite un invito del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America per un viaggio di studio sui problemi dello sviluppo urbano.
Nel settembre 1974 fu nominato presidente dell'ISVEIMER, l'istituto di credito a medio termine operante nel Mezzogiorno continentale, carica che mantenne fino al settembre 1976 quando il governo Andreotti (ministro per gli interventi straordinari per il Mezzogiorno, Ciriaco De Mita) lo chiamò alla presidenza della Cassa per il Mezzogiorno a succedere a Gabriele Pescatore.
Il 7 dicembre 1976, insediando il nuovo Consiglio di amministrazione della Cassa, De Mita, irpino come Servidio, affermò che la scelta del nuovo presidente ricadeva sotto la sua "diretta responsabilità". In quella occasione il ministro esplicitò il nuovo ruolo "puramente esecutivo" della Cassa rispetto al MISM e al Comitato delle Regioni, conclusione di un percorso di riappropriazione del primato della politica sui tecnocrati della Cassa iniziato da circa un decennio. Fu quello il Consiglio di amministrazione pletorico di ben 18 consiglieri di cui molti in rappresentanza delle Regioni (alcune delle quali non riuscirono a nominare i loro delegati) e di tutti i partiti del cosiddetto arco costituzionale. Per la prima volta entrarono nel Consiglio della Cassa due esponenti legati al Partito comunista italiano.
La presidenza Servidio rappresentò un momento critico nella storia dell'ente. L'art. 5 della legge 183/1976 prevedeva che la ristrutturazione "organizzativa e funzionale" della Cassa fosse realizzata entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge (quindi entro il novembre 1976). Iniziò perciò un faticoso processo di elaborazione interna alla nuova dirigenza in dialogo, spesso critico, sia con i quadri direttivi dell'istituto che con le forze sindacali. Un primo punto di mediazione si raggiunse nel gennaio 1978, ma esso fu subito rimesso in discussione e, a cavallo tra le presidenze Servidio e Cortesi, si ebbero altre due regolamentazioni della struttura operativa interna fino a quella definitiva del febbraio 1979. Per il contenuto di questa ristrutturazione si veda l'introduzione generale.
Servidio interpretò il suo ruolo con un certa dose di protagonismo, di cura dell'immagine pubblica e di difesa del proprio operato anche grazie a un intenso rapporto con i mezzi di informazione (che fece dire al presidente del Consiglio che il successivo presidente della Cassa lo si sarebbe scelto tra i sordomuti). Durante il suo mandato, oltre agli ormai consueti problemi di gap fra impegni di spesa e disponibilità di cassa, sorsero polemiche soprattutto sulle questioni idriche e di depurazione (il PCI ritenne scandalosa la gestione del Progetto speciale 3 per il golfo di Napoli, con ditte scelte "per qualificazione" e fuori dagli appalti con la scusa dell'urgenza). Servidio rimpallò sovente le responsabilità sulle giunte regionali campana e calabrese, in un tempo in cui la cogestione delle opere tra Cassa e Regioni portava in sé il germe del disordine funzionale. Fu particolarmente virulento nella polemica contro il consorzio ASI di Reggio Calabria per gli appalti legati alla costruzione del porto di Gioia Tauro, opera verso la quale profondo era il suo dissenso.
Con il passare dei mesi Servidio, accusato da più parti di immobilismo e di non riuscire a rinnovare i metodi in uso alla Cassa, perse la fiducia del ministro De Mita e dei partiti di governo. Approfittando della prossima scadenza del Consiglio, il governo decise di scioglierlo e commissariare la Cassa. Il 22 luglio fu nominato commissario straordinario Gaetano Cortesi che ricoprì la carica per dodici giorni, prima che il 4 agosto il governo riformasse la composizione del Consiglio portandolo a 10 membri (la riduzione fu oggetto di aspra polemica tra i partiti di governo per la lottizzazione delle cariche).
Un mese e mezzo dopo essere stato sfiduciato Servidio fu nominato presidente della FINAM, la finanziaria agricola del Mezzogiorno posseduta all'87% dalla Cassa. Vi rimase fino alla fine del 1984.
Per gli studi e le esperienze compiute in materia di politica del territorio, fu chiamato nel 1981 a far parte del consiglio di amministrazione di Italstat, la finanziaria dell'IRI per le infrastrutture e le grandi opere, impegnandosi in particolare in sede internazionale. Assunse quindi la presidenza di alcune società del Gruppo IRI: la Società italiana per condotte d'acqua (aprile 1984 - maggio 1986), la Italgenco, capo comparto delle società di grandi lavori (aprile 1986 - aprile 1989), la Italtekna, capo comparto delle società di ingegneria (1989 - maggio 1992), la Bonifica, società di ingegneria (giugno 1993 - aprile 1995), la Edil.Pro, poi Servizi Tecnici (1993-1994), la Idrotecna (novembre 1991 - maggio 1996).
Alberto Servidio è stato un saggista prolifico. Oltre a diverse pubblicazioni di suoi discorsi come opuscoli o in atti di convegni (tra i quali va citato almeno Fucino cento anni 1877-1977. Atti degli incontri e dei convegni svoltisi per il Centenario del prosciugamento del Fucino e per il Venticinquennale della Riforma Agraria, L'Aquila, 1977) sono da segnalare: Il nodo meridionale (ESI, Napoli, 1972), Una generazione difficile (Marotta, Napoli, 1976), Mezzogiorno frontiera di libertà (Edizioni del Mezzogiorno, Napoli, 1976), Piano e territorio (ESI, Napoli, 1977), La moglie di fratelli Esposito (L'Autore libri, Firenze 1998) e Una storia balcanica (Il Filo, Roma, 2007).
[a cura di L. Musci]
storia archivisticaI quattro fascicoli sono contenuti in due buste. La classifica 5/2 che compare sui fascicoli della prima busta è relativa all'archivio della Segreteria della Presidenza a partire dalla metà del 1978. È probabile che le carte di Servidio siano state segnate a posteriori e tenute comunque separate dagli altri incarti (si veda l'Archivio della Presidenza e della Direzione generale 1978-1984).
strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci.
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gerarchia

"Scritti Sig. Presidente" , 1976 - 1978

Livello di descrizionefile 1
DescrizioneInterventi a convegni, polemiche di stampa, bozze di regolamento del personale, interventi a riunioni interne, audizione al Senato come presidente ISVEIMER, memoriale di difesa (insieme a Gabriele Pescatore) dopo il ricevimento di una comunicazione giudiziaria, 12 gen. 1978), importante perché fa il quadro anche giuridico dei diversi modi della Cassa di finanziare l'economia.
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unità di conservazione busta 1
gerarchia

"Corrispondenza ricevuta" , 1974 - febbraio 1978 (1974; 1976 dic.-1978 feb.)

Livello di descrizionefile 2
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unità di conservazione busta 1
segnature originali 5/2
gerarchia

"Comunicazioni del Presidente. Consiglieri, revisori, coordinatori, direttore generale" , maggio 1977 - luglio 1978

Livello di descrizionefile 3
DescrizioneAttività di regolamentazione del lavoro degli organismi CasMez, relazioni sulle attività, convocazioni di gruppi di lavoro, proposte operative. Si segnala la presenza di un curriculum del direttore generale Gerolamo (Momo) Colavitti, nominato dal presidente Cortesi nel luglio 1978.
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unità di conservazione busta 1
segnature originali 5/2
gerarchia

"Ristrutturazione Cassa (Servidio)" , giugno 1976 - luglio 1978

Livello di descrizionefile 4
DescrizioneTranne un sottofascicolo "Proposte e documenti sindacali", gli altri portano il titolo generale "Ristrutturazione Cassa".

Il fascicolo documenta nel dettaglio il dibattito sulla stesura del nuovo regolamento, l'elaborazione interna alla dirigenza, le proposte sindacali, le trattative (anche tese), le limature apportate dalla struttura del Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, la definitiva approvazione del Regolamento nelle sedute del Consiglio di amministrazione del 28 ott. 1977 e del 4 gen. 1978.
Si segnala la presenza di un volantino della cellula PCI della Cassa per il Mezzogiorno e un articolo de «Il Mondo» sul regolamento Servidio.
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unità di conservazione busta 2
segnature originali 4/92
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