gerarchia

Servizio Bonifiche e trasformazioni fondiarie - SBTF , 1950 - 1987

Livello di descrizioneseries 1
mostra tutte le schede aperte
gerarchia

Circolari emesse dal Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie , 1950 - 1977

Livello di descrizionesubseries 1
Consistenzab. 1
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gerarchia

"Circolari di altri servizi" , 1951 - 1986

Livello di descrizionesubseries 2
Consistenzabb. 9
storia istituzionale/biografiaSi tratta di 448 circolari non emesse da SBTF, ma raccolte dal Servizio perché ritenute di suo interesse, su affidamenti, progettazione, collaudi, revisione prezzi, compensi a progettisti e collaudatori, vigilanza sull'applicazione dei contratti, salari operai, concessioni di proroghe, inaugurazioni, espropri. La raccolta è preziosa poiché per i primi venticinque anni della Cassa mancano analoghe raccolte organiche di circolari da parte degli altri Servizi. Per quelle da metà degli anni Settanta (con saltuarie presenze anteriori) si veda l'importante raccolta tematica organizzata dalla Rip. Progetti speciali Div. III, poi Rip. Servizi generali Div. 3 Amministrazione. Le circolari e gli ordini di servizio successivi al luglio 1978 (presidenza Cortesi) sono conservati, con minime lacune, nella serie omonima della Direzione generale.
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strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci.
gerarchia

"Comunicati e disposizioni" , 1951 - 1986

Livello di descrizionesubseries 3
Consistenzabb. 22
storia istituzionale/biografiaLa raccolta travalica il periodo della ristrutturazione della Cassa e pertanto il soggetto produttore è il Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie fino al 1978, poi la Rip. III Attività per le Regioni (che comprende il Servizio Bonifiche diretto da Francesco Vegna), poi dal 1980 la Rip. III Progetti promozionali, sempre diretta da Francesco Vegna. Dopo il 1980 sembra pertanto di essere in presenza di una dis/continuità legata alla figura personale del dirigente che ha trasferito nel nuovo ufficio l'utile documentazione.
DescrizioneLettere interne, anche riservate, su personale, previdenza, ferie.
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strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci.
gerarchia

Raccolta di circolari del Ministero per l'agricoltura e le foreste , 1951 - 1975

Livello di descrizionesubseries 4
Consistenzab. 1
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Miglioramento fondiario - MF , 1951 - 1964 (con documenti al 1949)

Livello di descrizionesubseries 5
Consistenza232 metri lineari
storia istituzionale/biografiaI contributi per il miglioramento fondiario furono avviati dalla Cassa in esecuzione del piano decennale poi prorogato fino al 1965, emanato dal Comitato dei ministri. Per regolamentare la complessa attività che vedeva coinvolte oltre alle strutture intere della Cassa anche gli ispettorati compartimentali agrari e il Ministero dell'agricoltura e foreste, il Consiglio di amministrazione, nella seduta del 6 marzo 1951, deliberò le prime direttive in materia di contributi per il miglioramento fondiario, così come delineate dal Comitato tecnico, struttura consultiva in seno al Consiglio stesso. Con successivi interventi di regolamentazione nel 1956 (cfr. Circ. del 6 lug. 1956, prot. 2/26791), nel 1960 e infine nel 1963 con l'opuscolo Norme per l'istruttoria e l'approvazione dei progetti per opere di miglioramento fondiario (cfr. Circ. del 25 gen 1963, prot. 2/2021), si arrivò a descrivere l'intera attività definendo: zone di intervento, limite di competenza degli ispettorati, coordinamento tra opere pubbliche di bonifica e opere di competenza ai privati, piani aziendali di trasformazione, natura degli interventi, costo della trasformazione e percentuale dei sussidi, opere integrative ammesse ai sussidi, criteri per l'ammissione alle varie categorie di opere, limite di spesa, modalità di erogazione del credito agrario, disposizioni di carattere amministrativo e determinazione della durata dei crediti. Il regolamento riportava anche l'elenco dei comprensori di bonifica nei quali era possibile attuare le opere e i prodotti per i quali erano previsti i contributi alla trasformazione e conservazione. Rilevante ai fini di delimitare le competenze della Cassa erano gli ambiti territoriali coinvolti, così definiti: a) comprensori di bonifica (come definiti nel dl 215/1933); b) bacini montani; c) comprensori di bonifica montana; d) le province di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto, limitatamente alle opere irrigue; e) l'intero territorio di competenza della Cassa, come indicato dalla legge istitutiva, solo per quanto riguarda la produzione e la conservazione dei prodotti da parte di cooperative. Ma soprattutto il limite di dieci milioni di contributo, entro il quale gli ispettorati agrari avevano potere di approvare i progetti ed erano delegati ad ammettere e disporre i relativi provvedimenti di liquidazione, concessione, revoca e collaudo; tale limite non era applicabile in specifici casi di impiego, tra i quali i piani di trasformazione aziendale, l'acquisto di macchinari e gli interventi che potessero interessare più fondi agrari o che utilizzassero acque per l'irrigazione provenienti da interventi della Cassa. Il regolamento fu redatto anche sulla scorta di quanto previsto nel nuovo "Piano quinquennale per lo sviluppo dell'agricoltura", emanato con la legge 2 giugno 1961, n. 454, che fornì una nuova dotazione finanziaria alla Cassa.

Il mancato utilizzo di tutti i fondi previsti dai piani quindicinale e quinquennale e la revoca di alcuni contributi per il mancato rispetto dei vincoli definiti nelle concessioni, permisero di riutilizzare i residui per avviare un nuovo piano di finanziamenti per progetti di miglioramento fondiario aziendale (MF/A).

[a cura di Susanna Oreffice]
storia archivisticaLe pratiche venivano istruite dagli ispettorati agrari e forestali che avevano il compito di verificarne la congruenza e la procedibilità e, nei casi di propria competenza, adottare i provvedimenti previsti. L'Ufficio amministrativo del Servizio bonifiche prendeva in carico la pratica, trasmessa dall'ispettorato, raccoglieva la 'monografia', seguiva l'operato delle strutture tecniche interne al Servizio e avviava la procedura di collaudo, richiedendo al Ministero dell'agricoltura e foreste la nomina del collaudatore e trasmettendo copia del certificato di collaudo all'ispettorato (atto che chiudeva il fascicolo).

La camicie dei fascicoli, in cui sono conservate le pratiche, riportano tutte le informazioni relative a: compartimento agrario di riferimento, comprensorio di bonifica, comune e località, oltre ai numeri di progetto e di concessione. In molti casi è riportato anche il numero di protocollo assegnato e la data di ricezione della pratica, trasmessa dall'ispettorato agrario; altre annotazioni a matita fanno riferimento agli uffici, interni al Servizio, che sono competenti per le diverse fasi di lavorazione, infine l'annotazione 'R' segnala i provvedimenti di revoca (anche se non sempre veniva riportata).

L'annotazione 'riordinata e microfilmata' fa riferimento ad un intervento di riordinamento e microfilmatura, avviato probabilmente nei primi anni '80, con la sistemazione delle carte per data in ordine crescente e con l'inserimento in sottofascicoli dei progetti e di tutte le eventuali copie conservate. L'intervento di riordinamento fu interrotto intorno alla pratica n. 2171 (vista l'assenza dell'annotazione sui fascicoli delle pratiche successive), quello di microfilmatura prima.

In fase di analisi archivistica si è deciso di procedere con una rilevazione sistematica dei dati più rilevanti nell'ambito del contributi al miglioramento fondiario, di cui, al contrario delle pratiche di finanziamento industriale, non si conservano banche dati informative su richiedenti, ispettorati, comprensori, data di ricezione della richiesta, oggetto delle opere, sedi, eventuali concessioni e collaudi. Il lavoro è stato fatto solo per le prime 6500 pratiche.

[a cura di Susanna Oreffice]
DescrizioneLe pratiche che compongono la serie sono relative a progetti presentati da enti pubblici, aziende, consorzi e privati ai fini di ottenere un contributo per interventi di miglioramento fondiario, così come previsto dalla normativa vigente. La documentazione veniva raccolta e poi trasmessa dagli ispettorati agrari che, se la cifra erogata era sotto il limite previsto, oltre alla domanda, al progetto e al materiale cartografico, inviava anche una copia della relazione tecnica e tre copie del provvedimento adottato.
In alcuni casi il richiedente presentava analoga richiesta alla Cassa e nel fascicolo sono conservate entrambe le domande. I fascicoli dei progetti così trasmessi, venivano presi a carico dal Servizio bonifiche che implementava la pratica con la corrispondenza generale, la 'monografia' elaborata dal Servizio per la riunione del Consiglio di amministrazione, copia della delibera del Consiglio e della disposizione presidenziale che, a seguito dell'approvazione del Consiglio, rilasciava la concessione. Infine, per i progetti giunti a buon fine, si procedeva con la richiesta di collaudo e la trasmissione all'ispettorato agrario di una copia del certificato di collaudo e della relativa documentazione consuntiva allegata, conservando la documentazione originale del fascicolo.
[a cura di Susanna Oreffice]
ordinamento e strutturaLa serie è conservata in ordine secondo il numero identificativo del progetto, le carte invece all'interno delle unità archivistiche sono in disordine, a causa, probabilmente, dell'intensa attività di consultazione, estrapolazione di documenti e integrazione, svolta nel corso degli dai diversi uffici della struttura competente, il Servizio bonifiche. Le pratiche conservate vanno dal numero 1 al numero 9352, ma tracce dell'esistenza di progetti con numerazione superiore le troviamo, sia nell'archivio del Servizio acquedotti, che scorrendo le delibere di approvazione dei progetti del Consiglio di amministrazione.
Presenta alcune lacune che in alcuni casi potrebbero coincidere con intere buste (ad esempio le pratiche dalla 1376 alla 1385 compresa), mentre in altri casi si tratta di singole pratiche che possono essere abbinate o spostare in altre quando l'intestatario presenta una nuova richiesta di contributo.
[a cura di Susanna Oreffice]
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Enti

Cassa per il Mezzogiorno. Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie

strumenti archivisticiBanca dati: Dario Altobelli, Beatrice Fochetti e Giordana Valente.
strumenti di ricerca schedatura delle pratiche di miglioramento fondiario
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Miglioramento fondiario aziendale - MF/A , 1966 - 1981

Livello di descrizionesubseries 6
Consistenza280 metri lineari
storia istituzionale/biografiaI finanziamenti a favore degli interventi di miglioramento fondiario aziendale vennero avviati dalla Cassa in applicazione dell'articolo 10 "Contributi e mutui a tasso agevolato per l'attuazione di piani di trasformazione aziendale", della legge 26 giugno 1965, n. 717. Il contributo in conto capitale poteva coprire solo il 45% della spesa prevista e arrivare a coprire il 60% nei casi in cui a concorrere fossero più imprese associate; per le spese non comprese nel contributo, l'azienda poteva richiedere un mutuo a tasso agevolato erogato dagli istituti di credito con il concorso della Cassa per il pagamento degli interessi. Oltre ai fondi messi a disposizione con la legge citata, la Cassa poteva procede all'utilizzo del residuo dei precedenti impieghi, così come proposto nella relazione di Manlio Rossi Doria presentata nella seduta n. 833 del Consiglio di amministrazione del 20 luglio 1966, in cui si spiegava che la conclusione del piano decennale, prorogato al 1965, aveva visto un'economia a collaudo e revoca di circa 9 miliardi, con una disponibilità residua pari a 6 miliardi, pronti ad essere utilizzati in ordine all'avvio di interventi specifici così come previsto dalla legge 717. La definizione delle funzioni e delle competenze delle regioni a statuto ordinario, riducono notevolmente l'ambito di azione della Cassa. In particolare: la legge n. 281 del 16 maggio del 1970 che, in ottemperanza al dettato costituzionale, definisce i provvedimenti finanziari per l'attuazione delle Regioni a statuto ordinario, prevede, tra le altre cose, il trasferimento alle regioni di alcuni compiti assegnati dai precedenti piani pluriennali alla Cassa; l'entrata in vigore della legge 6 ottobre 1971, n. 853, modifica fortemente l'azione della Cassa e di tutti gli organismi ad essa preposti di coordinamento e vigilanza, trasferendo alla regioni tutte le competenze specifiche e demandando come attività residuale in capo alla Cassa l'elaborazione e l'esecuzione dei "progetti speciali". Gli interventi straordinari sono svolti dalle Regioni a decorrere dall'entrata in vigore dei decreti di trasferimento delle funzioni corrispondenti; la Cassa tuttavia su richiesta delle singole regioni può proseguire la sua azione fino al 31 dicembre 1973. Successivamente potrà fornire, su richiesta, una consulenza tecnica alle regioni. Il trasferimento alle regioni delle funzioni amministrative statali in materia di agricoltura e foreste, caccia e pesca, si attua definitivamente con il dpr 15 gennaio 1972, n. 11, che stabilisce anche il passaggio alle regioni delle competenze, degli uffici e degli archivi degli ispettorati agrari. [a cura di Susanna Oreffice]
storia archivisticaLe pratiche curate dall'Ufficio miglioramenti fondiari aziendali del Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie, pur componendo una serie distinta, proseguono nei fatti la serie relativa ai progetti di miglioramento fondiario, così come testimonia l'utilizzazione della sigla "MF" che accompagna l'identificativo numerico adottato dal Consiglio in fase deliberativa.
DescrizioneLa documentazione che compone la serie, presenta molte analogie con quella relativa ai contributi al miglioramento fondiario; sono previsti dei moduli prestampati in cui il richiedente dichiare se intende avvalersi anche delle agevolazioni previste in caso di erogazione di un mutuo. Nel corso degli anni cambiano tuttavia le strutture esterne e interne alla Cassa che curano l'istruttoria e seguono lo svolgimento della pratica. La prima pratica, con la domanda trasmessa direttamente alla Cassa, viene rifiutata perche fuori dal territorio di competenza.

[a cura di Susanna Oreffice]
ordinamento e strutturaLe pratiche identificate con la segnatura MF/A e numero di progetto sono conservate secondo quest'ordine, dal n. 1 al numero n. 4789; progetti MF/A con numerazione superiore sono conservate nell'archivio del Servizio acquedotti e fognature, che presenta come numero più alto riscontrato il 6122.
Persone

Leone Giulio

Rossi Doria Manlio

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Enti

Cassa per il Mezzogiorno. Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie

noteUna nota contenuta nella monografia per il progetto MF/A 2, elaborata dall'Ufficio miglioramenti fondiari aziendali del Servizio bonifiche, propone l'approvazione del progetto in quanto "negli agricoltori manca ancora l'adeguata preparazione in ordine alla valutazione della continua efficienza delle opere" e l'intervento è "utile anche ai fini della preparazione degli stessi imprenditori".
gerarchia

Assistenza tecnica , 1967 - 1987

Livello di descrizionesubseries 7
Consistenzabb. 944
storia istituzionale/biografiaLa Cassa per il Mezzogiorno cominciò a progettare un intervento nel campo dell'assistenza tecnica agricola già nei primi anni della sua attività. Nell'ambito del programma dodecennale degli interventi nel settore dell'agricoltura pubblicato nel 1956, infatti, venne formulato un piano che prevedeva la costituzione di 57 uffici dislocati principalmente nelle zone di trasformazione intensiva, in particolare irrigua. Esso doveva gravare sugli stanziamenti previsti per i sussidi alle opere di competenza privata e i contributi dovevano essere erogati ai sensi dell'articolo 40 del regio decreto n. 215/1933 e dell'articolo 2 della legge n. 515/1942. La realizzazione del piano, affidata ai consorzi di bonifica competenti per territorio, venne avviata a partire dall'esercizio finanziario 1957-1958 con la creazione di particolari strutture, chiamate nuclei di assistenza tecnica (NAT), costituite per aiutare i proprietari e gli agricoltori del comprensorio di riferimento nella realizzazione della trasformazione fondiaria connessa con lo sviluppo delle opere pubbliche di bonifica e per indirizzare le aziende verso le nuove forme di agricoltura intensiva rese possibili dall'attuazione di tali opere. Per ottenere l'istituzione di un nucleo all'interno del proprio comprensorio, i consorzi di bonifica dovevano presentare alla Cassa formale domanda corredata di preventivo delle spese, l'ufficio competente del Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie approntava una perizia di spesa e, dopo l'approvazione di essa da parte del Consiglio di amministrazione, una disposizione presidenziale di concessione erogava il contributo, che poteva ammontare alla totalità della somma ammessa a sussidio o ad una percentuale di essa (solitamente pari all'80% o 90%). I progetti e le relative concessioni venivano identificati dalla sigla MF/[num.], così come le relative pratiche che venivano quindi conservate fra i fascicoli inerenti i finanziamenti concessi ai privati per i miglioramenti fondiari (per questi si rimanda alla serie corrispondente). Le concessioni avevano inizialmente la durata di un triennio. Durante tale periodo, la Cassa si riservava il controllo dell'impiego dei fondi e della funzionalità del nucleo, e, a tal fine, i consorzi concessionari dovevano presentare periodicamente i rendiconti delle spese con i relativi titoli di spesa in originale, relazioni semestrali illustrative dell'attività svolta dal nucleo (circolare n. 2/65935 del 15 dicembre 1962) e dei risultati conseguiti e schede trimestrali riassuntive. Inoltre i nuclei, costituiti da due tecnici, un agronomo e un perito agrario, dovevano predisporre un piano degli orientamenti dell'attività di assistenza tecnica e stilare ogni anno, nell'ambito di esso, un programma delle concrete iniziative da realizzare. Alla metà del 1958 erano già stati istituiti oltre 40 nuclei e il Servizio bonifiche ne seguiva da vicino l'attività, soprattutto per quanto riguardava la preparazione dei tecnici preposti, a beneficio dei quali venne organizzata una riunione di aggiornamento a Roma e una visita istruttiva in Sardegna (seduta Cda n. 475 del 29 luglio 1958). Con il progredire del programma di assistenza, speciali nuclei vennero costituiti anche presso centrali ortofrutticole, nell'ottica di un processo di organizzazione degli agricoltori finalizzato alla commercializzazione dei loro prodotti, mentre altri vennero creati presso gli enti di riforma fondiaria (poi enti di sviluppo); alcune strutture si avvalevano della collaborazione di un'educatrice rurale e venivano designati con il termine di "nuclei integrati". Nel 1962, inoltre, venne costituito all'interno del Servizio bonifiche e trasformazioni fondiarie un apposito Ufficio per l'assistenza tecnica (Disposizione del direttore generale dell'11 aprile 1962). Proprio a partire da questo anno, infatti, quello che era stato un iniziale intervento sperimentale, limitato ad alcuni distretti dove maggiore era l'esigenza di far corrispondere al massiccio impegno delle opere pubbliche di bonifica una risposta anche da parte degli investimenti privati, assunse una struttura definita e si estese alle zone maggiormente interessate dalla trasformazione irrigua (G. Leone, G. Cesarini (a cura di), Assistenza tecnica agricola. Metodologia operativa della Cassa, Roma, 1975, pp. 59-60). Tale struttura venne mantenuta fino all'approvazione della legge 26 giugno 1965, n. 717, che ridefinendo compiti e ambiti territoriali di intervento della Cassa, rese necessaria una riorganizzazione dell'attività di assistenza tecnica. In base alle nuove disposizioni, infatti, alcuni nuclei vennero a trovarsi al di fuori dei comprensori di competenza della Cassa, mentre altri avrebbero dovuto essere costituiti in vista del potenziamento di tale attività previsto dalla legge, che all'articolo 19 recitava: "Per l'espansione e l'ammodernamento delle strutture produttive, sono predisposti servizi di assistenza tecnica a favore delle imprese operanti nei vari settori economici, ivi comprese le cooperative. [...]. All'assistenza tecnica alle imprese agricole, la Cassa provvede avvalendosi degli organi statali e degli enti aventi competenza in materia". In attesa della definizione del piano di coordinamento degli interventi pubblici per lo sviluppo di attività produttive previsto dalla citata legge, nell'ambito del quale elaborare un programma pluriennale di attività, il Consiglio di amministrazione garantì la prosecuzione dell'azione dei nuclei approvando una serie di proroghe fra il luglio 1965 e il settembre 1967. Nel frattempo esso avviò la discussione in merito al riordinamento del settore, individuando nuovi criteri di azione per il proseguimento e potenziamento degli interventi. Tali criteri vennero approvati a partire da un documento presentato da Manlio Rossi Doria durante la seduta del Cda n. 859 del 10 marzo 1967. In particolare, venne potenziato l'impegno per la formazione e l'aggiornamento del personale e vennero modificate alcune procedure per il controllo delle attività dei centri attraverso la standardizzazione dei modelli operativi. Fu avviata inoltre un'azione di coordinamento con gli ispettorati provinciali agrari che dovevano svolgere un ruolo di guida, incontrando periodicamente i tecnici dei centri ed esprimendo un preventivo parere sui programmi di lavoro annuale che questi ultimi dovevano trasmettere alla Cassa. Infatti, in base al piano di coordinamento e alla circolare del Ministero dell'agricoltura e delle foreste n. 40 del 1° luglio 1967, il capo del servizio agrario e l'agronomo responsabile del centro dovevano concordare il programma annuale di lavoro con il competente capo dell'Ispettorato provinciale (circolare n. 2/115315 del 15 settembre 1967). Infine, fu prevista la creazione di nuovi centri, in attuazione di quanto disposto dal piano di coordinamento che assegnò ad ogni centro un ambito di operatività fra i duemila e i tremila ettari. I centri esterni all'area di intervento della Cassa che si trovavano in aree di particolare depressione o nei territori calabresi soggetti alla disciplina della Legge speciale per la Calabria continuarono ad essere finanziati in quanto attingevano ad appositi fondi. L'Ufficio assistenza tecnica stilò un programma per la costituzione entro un quinquennio di 130 centri con compiti di assistenza globale e 15 centri per assistenza specializzata, con particolare riguardo alle aree irrigue (appunto per il Consiglio di amministrazione del 19 giugno 1967). In previsione dell'accrescersi del numero di tali strutture, il Cda decise quindi la creazione di organismi di coordinamento comprensoriali da affidare a enti periferici mediante concessioni (seduta Cda n. 889 del 15 dicembre 1967). Entro la fine del 1967 vennero infine approvate le perizie che finanziavano il prolungamento delle attività dei nuclei già costituiti. Le pratiche vennero identificate da una numerazione e una sigla diversa da quella del progetto originario (MF/[num.]), nella forma AST/[num.], così come i nuovi progetti relativi a tale ambito di intervento, e inserite in un apposito capitolo di spesa, dando vita anche a una distinta serie documentale. Nell'ambito di tale riorganizzazione mutò anche il nome delle strutture che da nuclei passò a centri di assistenza tecnica agricola (CAT). La durata della concessione, proposta nella perizia e definita nella disposizione presidenziale, poteva variare da centro a centro, mentre le modalità di attribuzione del contributo e gli adempimenti amministrativi delle strutture rimasero pressoché invariati. Nella monografia quadro n. 21 del 26 aprile 1969, presentata durante la seduta del 16 maggio 1969, l'Ufficio assistenza tecnica tracciava per il Consiglio di amministrazione un primo bilancio delle attività svolte fino ad allora dai centri. Esse si erano concentrate in prevalenza sulla promozione, sulla guida e sulla assistenza nel settore della trasformazione fondiaria e dello sviluppo della irrigazione. A questa data, risultavano avviate inoltre numerose iniziative ispirate ai principi dell'associazionismo nell'ambito della produzione e della base fondiaria; un ulteriore ambito su cui già a partire dal 1966 alcuni centri si erano specializzati (G. Leone, G. Cesarini (a cura di), op. cit., p. 60). Erano stati infatti intrapresi progetti come aziende a gestione collettiva da parte di piccoli agricoltori in Sardegna e Calabria, cooperative di esercizio, alcuni esperimenti di ricomposizione spontanea dei terreni in forma collettiva in Sardegna, allevamenti ovicoli in forma associata e di bestiame bovino con fondi comuni di rotazione. I centri fornivano inoltre un apporto alla dimostrazione e alla divulgazione tecnologica, alla organizzazione gestionale e di contabilità aziendale, alla valorizzazione e commercializzazione dei prodotti. Fra il 1969 e il 1970 la Cassa iniziò un vero e proprio processo di conversione della metodologia operativa in questo ambito, passando dall'azione dimostrativa e divulgativa rivolta al singolo proprietario a quella di gruppo (G. Leone, G. Cesarini (a cura di), op. cit., p. 130). Poco dopo però il settore fu sottoposto a un'ulteriore riorganizzazione in seguito alla emanazione della legge n. 853/1971, che apportò nuove modifiche all'intervento straordinario nel Mezzogiorno, con il passaggio alle regioni delle attività relative a materie di competenza regionale; in particolare, con il decreto del Presidente della Repubblica n. 11/1972 venne trasferita a queste ultime, con l'art. 1, "l'assistenza tecnica alle imprese agricole e connessa attività sperimentale, dimostrativa e divulgativa". L'articolo 16 della legge 853/1971 autorizzava tuttavia la Cassa a proseguire gli interventi nelle materie che sarebbero state trasferite alle regioni. In attesa che venisse definito il nuovo assetto in materia e per garantire il proseguimento delle attività, il Cda procedeva, durante la seduta n. 1034 del 29 gennaio 1972, al rinnovo delle concessioni dei centri esistenti e al fine di rendere più tempestiva l'azione promozionale e formativa in tutta l'area di intervento dei centri di assistenza tecnica introduceva uno snellimento nella procedura, stabilendo che per progetti di attività associata, di iniziative particolari ed attività formativa, incontri e viaggi di scambio i contributi sarebbero stati concessi con autorizzazione presidenziale per gli importi inferiori a 10 milioni di lire, con disposizione presidenziale fino ai 20 milioni e mediante deliberazione del Cda per importi superiori ai 20 milioni. All'inizio del 1972 i centri di assistenza tecnica erano 198 e le aziende cooperative a gestione associata promosse grazie alla loro azione avevano raggiunto il numero di 40 con 784 soci in 4500 ettari di superficie (appunto per il Consiglio di amministrazione del 12 gennaio 1972). Tale assetto venne mantenuto ancora per un anno. La delibera CIPE del 15 marzo 1973 sancì infatti il passaggio alle regioni della competenza sui centri di assistenza tecnica agricola, così come sul settore stesso dell'assistenza tecnica, entro il 30 aprile 1973. Essa precisava inoltre che la Cassa era tenuta a fornire la sua collaborazione tecnica, finanziaria e amministrativa per garantire il funzionamento dei centri, anche in vista della loro utilizzazione per i progetti speciali previsti dall'articolo 2 della legge n. 853/1971. Il passaggio fu tuttavia graduale data l'impreparazione delle regioni a gestire tale settore e venne completato solo nel 1975. Il Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, infatti, con lettera del 20 dicembre 1973 diede facoltà alla Cassa di finanziare, su richiesta delle singole regioni, l'attività dei centri anche per l'anno 1974 (circolare n. 2/4090 del 28 gennaio 1974). Il Cda dispose quindi l'erogazione dei finanziamenti alle regioni (tranne la Sardegna, per le quali, vennero fornite anticipazioni agli enti affidatari), le quali acquisivano la gestione diretta dei centri ma dovevano allo stesso tempo inviare la documentazione delle spese sostenute alla Cassa che avrebbe controllato le relative rendicontazioni e iscrivere nei loro bilanci i relativi importi per i successivi rimborsi ad essa (seduta Cda n. 1090 del 22 marzo 1974). Tuttavia il settore dell'assistenza tecnica non venne abbandonato. La delibera del CIPE, infatti, lasciò alla competenza della Cassa le attività a carattere interregionale di promozione, aggiornamento e formazione nel campo dell'addestramento tecnico in agricoltura, con riferimento agli interventi inquadrati nell'ambito dei progetti speciali. Vennero quindi implementate nuove forme di iniziativa. Nel marzo 1973 il Consiglio di amministrazione, per sostenere nei primi anni di attività le aziende agricole a gestione associata create nell'ambito dei programmi di assistenza tecnica, decise l'avvio di un'azione intesa ad assicurare ad esse la possibilità di costituirsi un fondo di dotazione della dimensione massima di dieci milioni di lire attraverso la concessione di crediti da rimborsare in un triennio. Il Consorzio gestioni associate (GEA), costuito dalle aziende stesse, era incaricato di gestire i rimborsi che dovevano avvenire in rate semestrali. Esso era inoltre autorizzato a riutilizzarli per concedere alle aziende consociate crediti a breve termine per le eventuali nuove esigenze delle stesse. Le richieste di accesso ai fondi, presentate dal presidente dell'azienda cooperativa e corredate dalla delibera autorizzativa del Cda, dovevano essere giustificate da effettive esigenze di conversione colturale e munite del visto del centro di assistenza tecnica competente. Le concessioni venivano erogate mediante autorizzazione presidenziale (seduta Cda n. 1068 del 23 marzo 1973). Successivamente, la Cassa sviluppò quindi un programma nei seguenti settori: incontri di aggiornamento e viaggi di scambio per tecnici e agricoltori, piani di conversione colturale, forme associate di economia domestica, interventi di trasformazione aziendale, reperimento e conservazione di materiale tecnico tradizionale. In tale ambito rientrò anche l'intervento a carattere interregionale e intersettoriale di promozione e formazione di forme associative fra gli agricoltori volte alla ristrutturazione e trasformazione delle imprese produttive. Tale azione, autorizzata dal Cda nella seduta del 10 gennaio 1975, andava ad affiancare quella dei progetti speciali e costituiva uno strumento di rilievo per il progetto speciale dell'irrigazione (appunto per il Cda presentato nella seduta del 10 gennaio 1975). L'intervento già avviato dal 1969 mediante i centri di assistenza agricola era proseguito a partire dal 1973 mediante un ristretto gruppo di tecnici che coordinavano tale azione specialistica attraverso tre centri di coordinamento interregionali (Associazione nazionale delle bonifiche, Associazione siciliana dei consorzi e degli enti di bonifica e di miglioramento fondiario, Consorzio gestioni associate), la cui operatività fu garantita fino a tutto il 1980 dal Cda con delibera dell'11 luglio 1974, in stretta collaborazione con l'Ufficio assistenza tecnica. A tale programma collaborava anche personale dei centri di assistenza tecnica messo a disposizione dalle regioni. Obiettivo era quello di promuovere la conduzione cooperativa di aziende e attività agricole e la realizzazione dei necessari interventi di miglioramento fondiario. Gli interventi promozionali di trasformazione fondiaria di cooperative di gestione venivano finanziati sul capitolo di spesa per le opere private, quelli a carattere formativo, per opere minori e per i centri specializzati di coordinamento facevano invece capo ad uno specifico fondo comune formatosi da economie su concessioni già emesse e successivamente integrato (seduta Cda n. 1134 del 19 dicembre 1975). Le singole cooperative presentavano un progetto, con l'aiuto del centro di assistenza tecnica competente, e il contributo veniva concesso con condizioni di particolare agevolazione, sia nella misura, attraverso l'istituzione di un premio aggiuntivo ai sensi dell'articolo 40 del regio decreto n. 215/1933, sia nelle modalità di erogazione, che avveniva mediante la concessione di acconti in base alla presentazione di stati di avanzamento e di certificati di regolare esecuzione. Le autorizzazioni di spesa venivano emesse secondo i criteri già stabiliti nella seduta Cda n. 1034 del 29 gennaio 1972. La liquidazione finale del contributo era subordinata all'accertamento di regolare esecuzione dei lavori da parte dell'Ispettorato compartimentale agrario. La Cassa riuscì a proseguire l'azione in questo settore anche dopo l'emanazione della Legge n. 183/1976, in base alla quale gli interventi di trasformazione fondiaria non erano più di diretta competenza della Cassa. L'Ufficio assistenza tecnica presentò sull'argomento una monografia quadro al Consiglio di amministrazione che, nella seduta del 1° agosto 1977, l'approvò, autorizzandolo al completamento dell'intervento, facendo leva sull'art. 8 della legge medesima che stabiliva che nei progetti speciali potevano essere ricomprese attività di promozione e sostegno tecnico-finanziario a favore di forme associative fra piccoli agricoltori. Il documento presentava anche un bilancio dei risultati conseguiti nell'ultimo quinquennio durante il quale era avvenuta la fusione di 1464 aziende agricole individuali in 76 unità cooperative di produzione e la formazione di 30 imprese cooperative specialistiche nel settore avicolo, serricolo e artigiano. L'azione di assistenza aveva riguardato essenzialmente la formazione delle società cooperative, l'avvio alla lavorazione in comune e le attività di trasformazione fondiaria, conversione colturale, organizzazione della gestione, attraverso i diversi canali di finanziamento consentiti dalle leggi in vigore. Successivamente alla riorganizzazione dell'assetto della Cassa fra il 1978 e il 1979, la competenza sull'assistenza tecnica passò dapprima alla Divisione IV (Completamento interventi in agricoltura) della Ripartizione Attività per le regioni e successivamente alla Divisione IX (Completamento interventi in agricoltura) della Ripartizione Progetti Promozionali che gestirono la conclusione. Durante la seduta del Cda n. 1351 del 29 marzo 1979 venne stabilito un programma di revisione delle iniziative di assistenza tecnica determinando la disponibilità finanziaria massima per ciascuna delle aziende associate sovvenzionate e venne precisato che non potevano essere finanziate ulteriori richieste. Infine, nel gennaio 1983, il Cda decideva la chiusura dell'attività creditizia autorizzata dalla GEA (seduta Cda n. 1657 del 12 gennaio 1983), che fra il 1973 e il 1977 aveva visto l'attivazione di 61 iniziative a favore di altrettante cooperative. [a cura di Ornella Stellavato]
Persone

Rossi Doria Manlio

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Luoghi

Sardegna

Calabria

Enti

Comitato interministeriale per la programmazione economica - CIPE

strumenti di ricerca schedatura delle pratiche di assistenza tecnica
gerarchia

Contenziosi relativi a progetti , 1958 - 1968

Livello di descrizionesubseries 8
Consistenzab. 1
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strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci.
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