gerarchia

PRESIDENZA E STRUTTURE COMMISSARIALI , 1951 - 1987

Livello di descrizioneotherlevel 2
mostra tutte le schede aperte
gerarchia

Disposizioni presidenziali , 1951 - 1984

Livello di descrizioneseries 1
Consistenza650 cartelle
mostra tutto
gerarchia

Carte del presidente Gabriele Pescatore , marzo 1951 - marzo 1978

Livello di descrizioneseries 2
Consistenzafascc. 115 (comprendono 400 fotografie), condikzionati in 12 buste
storia istituzionale/biografiaGabriele Pescatore è nato a Serino (Avellino) il 21 ottobre 1916 e si è laureato in Giurisprudenza nel 1937 all'Università degli studi di Napoli. Avviatosi inizialmente alla carriera universitaria, la abbandonò per seguire quella in magistratura. Nel 1947, infatti, dopo aver vinto un concorso come referendario, entrò al Consiglio di Stato, divenendo nel 1950 consigliere di Stato e nel 1966 presidente di sezione. Dopo una breve esperienza come capo di gabinetto del Ministero dei trasporti (1953-1954), di cui rimane qualche testimonianza fra le sue carte, nell'ottobre 1954 venne nominato presidente del Consiglio di amministrazione della Cassa per il Mezzogiorno, allontanandosi temporaneamente dalla magistratura, dalla quale fu messo fuori ruolo. Durante la sua presidenza, che durò fino al settembre 1976, l'attività della Cassa subì un forte impulso. Venne avviato il nuovo ciclo della politica industriale nel Mezzogiorno e la Cassa riuscì a dare il via al processo di sviluppo economico e sociale delle regioni meridionali. Sotto la sua guida e utilizzando la rete di relazioni che lo legavano a esponenti del Governo, dei grandi enti pubblici e della classe politica democristiana, Pescatore portò la Cassa al raggiungimento dei suoi obiettivi, avvalendosi e valorizzando l'opera del gruppo di tecnici competenti, di cui era riuscita a dotarsi. Egli contribuì attivamente all'elaborazione della legislazione sulla Cassa, collaborando con i ministri Campilli, Zoli e Pastore alla redazione delle leggi del 1957, 1962 e 1965. Di tale attività rimane qualche traccia nelle carte. Significativo il suo ruolo anche nella negoziazione dei prestiti esteri. Riuscì infatti a chiudere gli accordi per finanziamenti dalla Banca mondiale sino a 250 milioni di dollari, anche grazie a un rapporto personale con il presidente Eugene Black. Nel frattempo svolse incarichi esterni alla Cassa come consulente del Governo o all'interno di commissioni e organismi consultivi dei ministeri, o come membro dei consigli di amministrazione di società pubbliche come la Finelettrica e la Società elettronucleare nazionale - SENN. Compì anche importanti esperienze in organismi internazionali: presiedette uno dei gruppi di lavoro istituiti in seno alla commissione creata dalla CEE per lo studio dei problemi dello sviluppo regionale; fu vice presidente del Consiglio internazionale delle economie regionali e presidente del Consiglio mediterraneo delle economie regionali. Rappresentò l'Italia nel Comitato internazionale consultivo dell'Organizzazione degli stati americani per l'assistenza tecnica alla Sudene, ente istituito per la realizzazione dei programmi di sviluppo delle regioni depresse del nord-est del Brasile. I suoi molteplici impegni non gli impedirono infine di portare avanti un'intensa attività scientifica e pubblicistica, testimoniata da fondamentali raccolte legislative quali il Codice delle leggi della navigazione marittima, interna e aerea, il Codice civile annotato con la giurisprudenza della Cassazione e il Manuale del diritto della navigazione. Numerosissimi sono stati anche i suoi interventi sul Mezzogiorno, sulle istituzioni dell'intervento straordinario e sui temi connessi alla legislazione meridionalistica. Terminata l'esperienza alla Cassa, nel 1980 venne nominato presidente del Consiglio di Stato dove rimase fino al 20 dicembre 1985 quando fu eletto giudice della Corte costituzionale, organo del quale è stato poi vicepresidente dal novembre 1993 al gennaio 1995. [a cura di S. Oreffice e O. Stellavato]
storia archivisticaI documenti erano conservati in undici buste aventi numerazione saltuaria con numeri estremi 1-30. Quelli rimasti insieme all'archivio della Cassa sono probabilmente fascicoli raccolti e condizionati al termine della presidenza di Pescatore, forse radunando le carte presenti nel suo ufficio e che il presidente preferiva tenere presso di sé per il loro carattere strategico, per evidenza o per affezione. Parte della documentazione, in particolare la busta originariamente segnata con il numero 3, sembra essere stata tenuta e organizzata dai segretari particolari di Pescatore, dapprima Michele Sferlazza e poi, dal 1° dicembre 1971, Gianfranco Ballarani. Significativo che tenesse presso il suo ufficio carte relative ad affari di famiglia, probabilmente sbrigate anch'esse dalla sua struttura di segreteria. Ad essa devono farsi risalire alcune segnature numeriche che denotano una gestione organica di una parte almeno delle pratiche; resta da indagare in questo contesto il significato del timbro "Per il 'motore' vedasi cartella n.". [a cura di S. Oreffice e O. Stellavato]
DescrizioneLa documentazione riguarda sia alcuni aspetti dell'attività e dell'organizzazione della Cassa sia questioni di carattere personale. Sono presenti anche fotografie che ritraggono Gabriele Pescatore durante vari eventi. Si segnala infine la presenza di un incarto prodotto dalla Segreteria del primo presidente della Cassa, Ferdinando Rocco.

[a cura di S. Oreffice e O. Stellavato]
ordinamento e strutturaLe carte Casmez sono state organizzate in alcuni gruppi di fascicoli relativi alla gestione dell'attività propriamente detta, alle vicende giudiziarie connesse alla sua carica di presidente e all'attività pubblicistica attinente la Cassa. Una sezione fotografica di 400 unità arricchisce questo piccolo fondo.

Le carte personali sono accorpate in unica serie.

[a cura di S. Oreffice e O. Stellavato]
Persone

Zoli Adone

Pastore Giulio

Campilli Pietro

Black Eugene

mostra tutto
Luoghi

Serino

Avellino

Brasile

consultabilitàLimitazione sulle carte personali e familiari.
fonti collegateArchivio Gabriele Pescatore presso Svimez.
strumenti archivisticiInventario a cura di Susanna Oreffice e Ornella Stellavato.
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Carte del presidente Alberto Servidio , 1976 - 1978 (con docc. del 1974)

Livello di descrizioneseries 3
Consistenzabb. 2
storia istituzionale/biografiaAlberto Servidio è nato a San Martino Valle Caudina (Avellino) il 26 marzo 1930. Laureato nel 1952 in Giurisprudenza presso l'Università di Napoli, entrò nel 1956 al Banco di Napoli di cui divenne in seguito dirigente dell'Ufficio legale.
Militò fin da giovane nelle fila della Democrazia cristiana svolgendo da subito un ruolo di intellettuale/politico specializzato in affari economici e territoriali. Nel maggio 1955 svolse la relazione economica al convegno degli assegnatari DC delle terre di riforma fondiaria tenutosi a Foggia (Dal latifondo al podere). Entrò a far parte del Consiglio nazionale della Democrazia cristiana dove intervenne sempre a nome della corrente di Nuove Cronache che raggruppava i fanfaniani dopo la rottura del 1959 con i dorotei.
Eletto nel 1964 consigliere comunale di Napoli, fu assessore dal 1965 al 1970 prima alla Programmazione, poi anche all'Urbanistica, occupandosi principalmente della redazione del nuovo Piano regolatore generale della città che illustrò in Consiglio comunale il 21 aprile 1969. Appartenne alla cerchia dei nuovi programmatori territoriali nell'intenso dibattito che animò la politica italiana nella seconda metà degli anni Sessanta in vista della istituzione delle Regioni a statuto ordinario. Fu stretto collaboratore del napoletano Giovanni Travaglini, prima provveditore alle opere pubbliche per la Campania, poi presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici (e nel 1985-1986 commissario governativo della Cassa per il Mezzogiorno).
Nel 1970 fu eletto al primo Consiglio regionale della Campania. Nel succedersi delle brevi giunte che caratterizzò la prima consiliatura, ricoprì la carica di presidente della Giunta regionale dal settembre 1972 al luglio 1973. Si occupò anche in tale veste di pianificazione territoriale ipotizzando la creazione di una Città-Regione con l'abolizione delle cinque province. Ebbe forti critiche dall'opposizione comunista per il modo non dialogante di trattare con la minoranza.
Ebbe poi modo di fare esperienze di ricerca universitaria, sia grazie all'incarico di insegnamento in Pianificazione e organizzazione territoriale presso la facoltà di Scienze politiche dell'Università degli studi di Napoli, sia tramite un invito del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America per un viaggio di studio sui problemi dello sviluppo urbano.
Nel settembre 1974 fu nominato presidente dell'ISVEIMER, l'istituto di credito a medio termine operante nel Mezzogiorno continentale, carica che mantenne fino al settembre 1976 quando il governo Andreotti (ministro per gli interventi straordinari per il Mezzogiorno, Ciriaco De Mita) lo chiamò alla presidenza della Cassa per il Mezzogiorno a succedere a Gabriele Pescatore.
Il 7 dicembre 1976, insediando il nuovo Consiglio di amministrazione della Cassa, De Mita, irpino come Servidio, affermò che la scelta del nuovo presidente ricadeva sotto la sua "diretta responsabilità". In quella occasione il ministro esplicitò il nuovo ruolo "puramente esecutivo" della Cassa rispetto al MISM e al Comitato delle Regioni, conclusione di un percorso di riappropriazione del primato della politica sui tecnocrati della Cassa iniziato da circa un decennio. Fu quello il Consiglio di amministrazione pletorico di ben 18 consiglieri di cui molti in rappresentanza delle Regioni (alcune delle quali non riuscirono a nominare i loro delegati) e di tutti i partiti del cosiddetto arco costituzionale. Per la prima volta entrarono nel Consiglio della Cassa due esponenti legati al Partito comunista italiano.
La presidenza Servidio rappresentò un momento critico nella storia dell'ente. L'art. 5 della legge 183/1976 prevedeva che la ristrutturazione "organizzativa e funzionale" della Cassa fosse realizzata entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge (quindi entro il novembre 1976). Iniziò perciò un faticoso processo di elaborazione interna alla nuova dirigenza in dialogo, spesso critico, sia con i quadri direttivi dell'istituto che con le forze sindacali. Un primo punto di mediazione si raggiunse nel gennaio 1978, ma esso fu subito rimesso in discussione e, a cavallo tra le presidenze Servidio e Cortesi, si ebbero altre due regolamentazioni della struttura operativa interna fino a quella definitiva del febbraio 1979. Per il contenuto di questa ristrutturazione si veda l'introduzione generale.
Servidio interpretò il suo ruolo con un certa dose di protagonismo, di cura dell'immagine pubblica e di difesa del proprio operato anche grazie a un intenso rapporto con i mezzi di informazione (che fece dire al presidente del Consiglio che il successivo presidente della Cassa lo si sarebbe scelto tra i sordomuti). Durante il suo mandato, oltre agli ormai consueti problemi di gap fra impegni di spesa e disponibilità di cassa, sorsero polemiche soprattutto sulle questioni idriche e di depurazione (il PCI ritenne scandalosa la gestione del Progetto speciale 3 per il golfo di Napoli, con ditte scelte "per qualificazione" e fuori dagli appalti con la scusa dell'urgenza). Servidio rimpallò sovente le responsabilità sulle giunte regionali campana e calabrese, in un tempo in cui la cogestione delle opere tra Cassa e Regioni portava in sé il germe del disordine funzionale. Fu particolarmente virulento nella polemica contro il consorzio ASI di Reggio Calabria per gli appalti legati alla costruzione del porto di Gioia Tauro, opera verso la quale profondo era il suo dissenso.
Con il passare dei mesi Servidio, accusato da più parti di immobilismo e di non riuscire a rinnovare i metodi in uso alla Cassa, perse la fiducia del ministro De Mita e dei partiti di governo. Approfittando della prossima scadenza del Consiglio, il governo decise di scioglierlo e commissariare la Cassa. Il 22 luglio fu nominato commissario straordinario Gaetano Cortesi che ricoprì la carica per dodici giorni, prima che il 4 agosto il governo riformasse la composizione del Consiglio portandolo a 10 membri (la riduzione fu oggetto di aspra polemica tra i partiti di governo per la lottizzazione delle cariche).
Un mese e mezzo dopo essere stato sfiduciato Servidio fu nominato presidente della FINAM, la finanziaria agricola del Mezzogiorno posseduta all'87% dalla Cassa. Vi rimase fino alla fine del 1984.
Per gli studi e le esperienze compiute in materia di politica del territorio, fu chiamato nel 1981 a far parte del consiglio di amministrazione di Italstat, la finanziaria dell'IRI per le infrastrutture e le grandi opere, impegnandosi in particolare in sede internazionale. Assunse quindi la presidenza di alcune società del Gruppo IRI: la Società italiana per condotte d'acqua (aprile 1984 - maggio 1986), la Italgenco, capo comparto delle società di grandi lavori (aprile 1986 - aprile 1989), la Italtekna, capo comparto delle società di ingegneria (1989 - maggio 1992), la Bonifica, società di ingegneria (giugno 1993 - aprile 1995), la Edil.Pro, poi Servizi Tecnici (1993-1994), la Idrotecna (novembre 1991 - maggio 1996).
Alberto Servidio è stato un saggista prolifico. Oltre a diverse pubblicazioni di suoi discorsi come opuscoli o in atti di convegni (tra i quali va citato almeno Fucino cento anni 1877-1977. Atti degli incontri e dei convegni svoltisi per il Centenario del prosciugamento del Fucino e per il Venticinquennale della Riforma Agraria, L'Aquila, 1977) sono da segnalare: Il nodo meridionale (ESI, Napoli, 1972), Una generazione difficile (Marotta, Napoli, 1976), Mezzogiorno frontiera di libertà (Edizioni del Mezzogiorno, Napoli, 1976), Piano e territorio (ESI, Napoli, 1977), La moglie di fratelli Esposito (L'Autore libri, Firenze 1998) e Una storia balcanica (Il Filo, Roma, 2007).
[a cura di L. Musci]
storia archivisticaI quattro fascicoli sono contenuti in due buste. La classifica 5/2 che compare sui fascicoli della prima busta è relativa all'archivio della Segreteria della Presidenza a partire dalla metà del 1978. È probabile che le carte di Servidio siano state segnate a posteriori e tenute comunque separate dagli altri incarti (si veda l'Archivio della Presidenza e della Direzione generale 1978-1984).
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strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci.
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Carte del presidente Gaetano Cortesi , 1978 - 1981

Livello di descrizioneseries 4
Consistenzafascc. 20 (bb. 3)
storia istituzionale/biografiaGaetano Cortesi (1912-2001), varesino, si laureò in economia e commercio alla Università Bocconi di Milano, svolgendo poi attività di ricerca presso la London School of Economics, la Berlin Handelshochschule e la Yale University. Il suo primo incarico professionale fu quello di consulente degli Stabilimenti tessili italiani a Milano (azienda del gruppo IRI). Passò poi all'ufficio della Banca commerciale italiana a New York dove lavorò tra il 1937 e il 1945. In quell'anno entrò a far parte del prestigioso Servizio Ispettorato dell'IRI dove consolidò la sua esperienza in materia di controllo di gestione delle finanziarie e delle aziende del Gruppo. Dal 1957 al 1960 fu distaccato alla Finmeccanica, in qualità di direttore centrale preposto al settore meccanico.

Rientrato all'IRI come direttore centrale, gli fu affidato a metà del 1967 il compito di attuare la fusione dell'Ansaldo, dei Cantieri riuniti dell'Adriatico e della Navalmeccanica, costituendo l'Italcantieri di Trieste di cui fu presidente e amministratore delegato. Nel marzo 1971 lasciò l'Italcantieri per assumere l'incarico di amministratore delegato di Fincantieri.

Nel novembre 1974 fu nominato presidente e amministratore delegato dell'Alfa Romeo e dell'Alfasud. Si dimise clamorosamente dalle cariche nel giugno 1978 per protesta contro la condanna in primo grado per assunzioni irregolari all'Alfa di Pomigliano d'Arco nel 1976 (accusato con altri di non aver rispettato la procedura tramite ufficio di collocamento). Siamo negli anni del conflitto sindacale più duro e del costante declino delle aziende pubbliche in mano all'IRI. Questa vicenda si concluse tra il 1979, quando fu amnistiato in secondo grado, e il marzo 1981, allorché la Cassazione annullò definitivamente la condanna.

Il 22 luglio 1978 venne nominato commissario governativo della Cassa per il Mezzogiorno e il 4 agosto successivo presidente, carica che mantenne fino al gennaio 1981. Cortesi ha raccontato di aver messo in guardia il ministro per gli interventi straordinari per il Mezzogiorno, Ciriaco De Mita, che stava nominando un "pregiudicato", ma che il ministro non ritenne questo un elemento dirimente. Le modalità con cui Cortesi si insediò al vertice della Cassa sollevarono grandi polemiche politiche. Lo scioglimento del Consiglio di amministrazione presieduto da Alberto Servidio fu concordato tra il governo e i partiti che lo sostenevano (compreso il PCI). Ma i tredici giorni di commissariamento prima del ripristino delle procedure ordinarie con la nomina del nuovo (e ridotto di numero) Consiglio di amministrazione rappresentarono una sospensione del principio di collegialità: Cortesi adottò in quel lasso di tempo 197 delibere di grande importanza (emanò, tra l'altro, un nuovo regolamento di organizzazione interna) e, soprattutto, nominò il nuovo direttore generale, in sostituzione del veterano Francesco Coscia, nella persona di Girolamo Colavitti, di area democristiana, in quel momento direttore centrale di Confindustria addetto alle relazioni esterne e internazionali. Colavitti rimarrà in carica fino al maggio del 1984.

Cortesi ha rappresentato la svolta aziendalista nella storia della Cassa: un uomo intimamente legato alla storia dell'impresa pubblica italiana, arrivato con il compito di introdurre una organizzazione manageriale con livelli di responsabilità e produttività in un ente che si era involuto come entità parastatale, specie dopo l'approvazione del regolamento del personale del 1965. Sarà proprio l'elefantiasi del personale, prodotta anche dall'arrivo nel 1977 dei 400 impiegati degli enti soppressi, uno degli ostacoli principali all'azione di Cortesi, nonostante le energie dedicate alla riforma dei regolamenti e dell'organizzazione che occupò l'intero periodo 1978-1980.

In un discorso tenuto a un convegno organizzato a Napoli dalla SVIMEZ nell'aprile 1979, a dieci mesi dall'insediamento (e conservato fra le carte qui inventariate, busta 2, fasc. 7) Cortesi riassume le sue opinioni sulla Cassa nell'ambito del sistema politico ed economico italiano. La critica centrale riguarda il fatto che nel corso degli anni la Cassa abbia perso autonomia e abbia avuto "una crescente esigenza di legittimità, tipica della Amministrazione pubblica". Questa "continua ricerca di una legittimità fine a se stessa e la mancanza di responsabilità specifiche a tutti i livelli" è la causa della bassa produttività: la Cassa spende il doppio di quanto dovrebbe per le opere che fa o le fa nel doppio del tempo necessario. Il potere politico "ritiene, ma erroneamente, che la Cassa possa fare tutto, una volta che sia stata fornita di dotazioni finanziarie", ma in realtà lo spirito originario di una amministrazione snella si è arenato sullo scoglio delle lentezze delle amministrazioni ordinarie con cui la Cassa lavora e di quelle dei quattromila enti concessionari che sono sottoposti alle procedure della pubblica amministrazione. Le deroghe alle procedure ordinarie, pur previste dalla legge 183 del 1976 per i progetti speciali e le infrastrutture industriali, non sono praticate nel timore di accuse di clientelismo o di interessi privati in atti d'ufficio. Il Consiglio di amministrazione diventa pertanto un organismo formalista e predilige "la legittimità astratta della aggiudicazione" sull'affidamento alla ditta "più competitiva e affidabile": "sono meccanismi che trovano poco riscontro nel mondo aziendale".

Cortesi diresse la Cassa nella fase che doveva essere conclusiva (la scadenza era fissata al 31 dicembre 1980) con il trasferimento degli interventi all'Amministrazione ordinaria e alle Regioni, ma gestì in ogni modo, insieme al potente direttore generale Colavitti, cifre cospicue di denaro pubblico. Quando la Cassa entrò nel periodo delle molteplici proroghe di breve periodo, Cortesi fu rimosso a favore di Massimo Perotti, allora direttore generale dell'ANAS, legato al ceto politico socialista di governo negli anni del rinnovato centrosinistra.

Nella parte finale della sua carriera di manager pubblico Gaetano Cortesi fu presidente della Franco Tosi Meccanica dal 1983 al 1990, quando anche questa azienda fu assorbita nel gruppo IRI. Fu altresì nei consigli di amministrazione della Italmobiliare della famiglia Pesenti, della RAS e della Bastogi.

Nel 1998 fu assolto in primo grado per prescrizione nel processo sulle tangenti ENEL che coinvolse i principali partiti politici italiani.

[a cura di L. Musci]
DescrizioneLe carte Cortesi consistono in due "raccoglitori riservati al Sig. Presidente", rispettivamente denominati "Argomenti del personale" e "Argomenti operativi", oltre a un gruppo di fascicoli intestati a persone (interessamenti) e a pochi fascicoli spuri. In particolare il primo raccoglitore riguarda il processo di ristrutturazione della Cassa: l'organizzazione funzionale in attuazione all'art. 5 della legge 183/1976 venne approvata dal Consiglio di amministrazione il 19 gen. 1978, poi integrata con modifiche (in particolare con la delibera 144 del commissario straordinario Cortesi, 1 ago. 1978); il Regolamento generale di organizzazione e funzionamento (RGOF) venne approvato dal Consiglio il 14 feb. 1979 (questo RGOF stralcia dal precedente tutti gli articoli relativi all'ordinamento del personale che saranno oggetto di separata elaborazione). Ma Cortesi ritenne insufficiente questo approdo soprattutto per la sovrapposizione tra strutture di ripartizione e strutture autonome di divisione (si veda in particolare busta 1, fasc. 1, doc. 9). Il nuovo regolamento del personale ("caposaldi") fu approvato dal Consiglio il 23 mag. 1979 con decorrenza 1 giu. 1979.
[a cura di L. Musci]
ordinamento e strutturaLa descrizione scende al livello del singolo documento per i fascicoli i cui documenti portano una segnatura originaria e una distinta analitica sulla coperta, spia della loro rilevanza e, probabilmente, della frequente consultazione cui erano sottoposti.
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strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci.
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Gestione commissariale per l'emergenza idrica in Puglia - EIP , 1982 - 1983

Livello di descrizioneseries 5
Consistenzabb. 15
storia istituzionale/biografiaIl terremoto del novembre 1980 provocò danni ad alcune strutture dell'acquedotto del Sele che portarono dopo un anno e mezzo a una vera e propria emergenza idrica in molte zone della Puglia. Il decreto legge 26 apr. 1982, n. 184 " Misure urgenti per garantire l'approvvigionamento idrico alle popolazioni servite dall'acquedotto pugliese", convertito con modificazioni nella legge 25 giu. 1982, n. 379, affidò al presidente della Cassa Massimo Perotti il ruolo di commissario all'emergenza e concentrò nella sua persona l'intera responsabilità delle decisioni in materia, bilanciato solo dal potere di controllo del Collegio dei revisori dei conti. Il mandato aveva scadenza al 30 giugno 1982 ma fu prorogato diverse volte: al 31 dic. 1982 con d.l. 30 giu. 1982 (convertito in legge 12 ago. 1982, n. 546), al 28 feb. 1983 con legge 23 dic. 1982, n. 941, al 31 dic. 1983 con d.l. 28 feb. 1983 (non convertito), al 31 dic. 1983 con legge 30 apr. 1983, n. 132. Sui contenuti del decreto legge è utilissima la lettura della Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Cassa per il Mezzogiorno per gli esercizi 1982 e 1983 (AP, IX Legislatura, Disegni di legge e relazioni, Documenti, pp. 15-18). Perotti, che aveva già avuto un ruolo commissariale analogo per il completamento delle autostrade abruzzesi, creò una struttura con funzionari provenienti da Consiglio di Stato, Ragioneria generale e Ministeri diversi; avocò a sé anche opere già in cantiere (p.es. quelle incluse nel progetto speciale 14/75 per l'Acquedotto del Pertusillo). Lo strumento finanziario fu una contabilità speciale di gestione di risorse che venivano distratte dal bilancio CasMez: Perotti come presidente della Cassa autorizzava il direttore generale a spostare risorse (fino a 80 miliardi di lire, si veda la diposizione presidenziale n. 76911 dell'11 mag. 1982) su un conto corrente CasMez EIP che era nella sua disponibilità come commissario EIP. La gestione delle attività fu affidata alla Ripartizione Progetti Idrici (direttore centrale Pasquale Consiglio), Divisione Prima Schemi idrici della Puglia e della Basilicata (dirigente Antonio Iamalio), che per quanto riguardava l'EIP operava alle dirette dipendenze di Perotti. L'opera principale fu la realizzazione del by-pass della galleria Pavoncelli dell'acquedotto del Sele nel tratto Caposele-Calitri e e il lavoro al Lago del Pertusillo, oltre a scavo di pozzi e collegamenti nuovi. Venne istituito a Bari un Nucleo speciale per l'emergenza idrica pugliese. Nel dicembre 1983 l'intervento di emergenza venne chiuso, le opere da concludersi passarono sotto la competenza ordinaria della CasMez; si creò un ufficio stralcio alle dirette dipendenze di Perotti per lo smaltimento delle code di lavoro. [a cura di Leonardo Musci]
storia archivisticaFu inaugurata una serie delle disposizioni presidenziali EIP e impiantati registri di protocollo particolari. Anche i progetti assunsero numerazione nuova/EIP.
DescrizioneVelinario della corrispondenza

protocolli 1-3147 (1982 mag. 3 - 1983 dic. 31)

bb. 1-8

Raccolta delle disposizioni presidenziali

- numerazione EIP 1-262 (1982 apr. 30 - 1983 dic. 31)

a) b. 9: in fotocopia su fogli bollati in originale dall'ufficiale rogante della Cassa, 1-754, poi bianche numerate fino a 800;

b) bb. 10-11. in originale;

- bb. 12, 13, 14: numerazione Cassa (1982 mag. 13 - 1984 lug. 12), raccolta delle disposizioni relative a materia EIP;

b. 15: Carteggio tra il commissario EIP Massimo Perotti e il presidente del Collegio dei revisori dei conti Rinaldo Santini

1983 gen. 18 - 1984 dic. 1 (con una del. comm. 3004 del 31 gen. 1985 relativa ai compensi dei revisori)

Il rapporto tra i due fu aspro. Santini era l'unico contropotere reale di Perotti e gli contestò la violazione delle norme contabili vigenti per la Cassa. Perotti interpretò il suo ruolo come una delega alla sua persona e non alla Cassa.

[a cura di Leonardo Musci]
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Corrispondenza della Presidenza e delle strutture commissariali , 1976 - 31 dicembre 1987

Livello di descrizioneseries 6
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strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci e Ornella Stellavato.
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Segreteria della Presidenza, poi dei commissari (carte Monnet) , 1978 - 1987

Livello di descrizioneseries 7
Consistenza21 buste.
storia istituzionale/biografiaCarte di Adriano Monnet, capo della Divisione Segreteria del presidente, istituita con delibera del Commissario governativo, Gaetano Cortesi, n. 141 del 1° ago. 1978. La divisione continuerà a operare anche durante la fase commissariale e liquidatoria.
storia archivisticaLa segnatura composta da numero/numero e corrispondente a un argomento e alla relativa posizione del fascicolo all'interno della serie, è probabilmente apposta successivamente alla formazione dei fascicoli e analoga a quella adottata dall' Agensud, sia per l'archivio generale che per le carte del presidente Torregrossa.
DescrizioneCarte della Segreteria del Presidente classificata 5 e 6, relative a organizzazione interna, personale della Cassa, sede, fondi, rapporti con enti esterni di controllo e società controllate. Capo della Divisione Adriano Monnet.
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strumenti archivisticiInventario a cura di Susanna Oreffice.
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Segreteria del Commissario liquidatore, poi Commissario del Governo all'intervento straordinario nel Mezzogiorno, Giovanni Travaglini , 1985 - 1986

Livello di descrizioneseries 8
storia istituzionale/biografiaGiovanni Travaglini è nato a Napoli il 30 ottobre 1924. Laureato in ingegneria idraulica, entrò nei ruoli dell'Amministrazione statale e arrivò al grado di ispettore generale del Ministero dei lavori pubblici. Mentre era a capo del Genio civile di Napoli, nell'ottobre 1963 fu chiamato a far parte del Commissariato straordinario del Governo per la gestione dell'emergenza nei territori colpiti dalla tragedia del Vajont. Come provveditore alle opere pubbliche della Campania interloquì con il Comune di Napoli, tra il 1965 e il 1970, sulla complessa vicenda del nuovo piano regolatore della città, che poi ricevette la sua firma in qualità di presidente del Consiglio superiore del lavori pubblici, carica che ricoprì tra il dicembre 1971 e il luglio 1979, e poi ancora tra il novembre 1985 e il luglio 1987. Per lunghi anni fu capo della delegazione del Consiglio presso la Cassa per il Mezzogiorno. Professore di Idraulica fluviale e sistemazioni montane all'Università di Bari, si interessò principalmente di difesa del suo e assetti territoriali. Nel 1970 fece parte della Commissione De Marchi, la prima iniziativa organica per la stesura di una elazione generale sullo stato del territorio italiano dal punto di vista dell'equilibrio ambientale in relazione all'intervento umano. Nel 1972 fu nominato dal Governo presidente del Comitato per lo studio dei provvedimenti a difesa di Venezia in vista dell'approvazione di una legge speciale per la città lagunare. Nello stesso anno presiedette una commissione tecnica per l'elaborazione del bando del concorso di messa in sicurezza della Torre di Pisa, commissione che consegnò i suoi elaborati tecnici nel 1979.. Nel giugno 1979 si candidò con successo nelle liste della Democrazia cristiana alle prime elezioni per il Parlamento europee, ottenendo nella Circoscrizione meridionale circa 231.000 voti di preferenza. A Strasburgo si impegnò nella Commissione per la politica regionale e l'assetto territoriale e in quella per i trasporti. Ricandidato dalla DC alle elezioni europee del giugno 1984, sempre nella Circoscrizione meridionale, ottenne circa 120.000 e risultò primo dei non eletti. Nel febbraio 1985 entrò a far parte della Commissione Grandi rischi insediata dal ministro per la protezione civile Giuseppe Zamberletti. Quando nel marzo 1985 Massimo Perotti, commissario liquidatore della Cassa per il Mezzogiorno, venne arrestato con accuse di corruzione, il Governo Craxi (con il democristiano Salverino De Vito ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno) lo nominò alla carica all'inizio di aprile affiancandogli un comitato tecnico amministrativo composto da sette membri, di cui cinque espressamente indicati dai partiti di governo e due scelti dal ministro (sollevò scalpore la nomina del missino Gaetano Rasi). Nel giugno dello stesso anno, per gli effetti della legge 775/1984, il suo ruolo divenne quello di commissario del governo per l'intervento straordinario nel Mezzogiorno. Senza soluzione di continuità fu poi nell'ottobre 1986 il primo presidente dell'Agenzia per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno (cosiddetta Agensud). Nel novembre 1985 tornò a presiedere il Consiglio superiore dei lavori pubblici, carica evidentemente compatibile con quella ricoperta tra Cassa e Agensud. Nell'aprile 1987, costituendosi un governo semitecnico presieduto da Amintore Fanfani, Travaglini fu nominato ministro dei Trasporti (avendo sperato di ottenere i Lavori pubblici) e si dimise da Agensud (dove arrivò Giovanni Torregrossa). Ricoprendo la carica ministeriale, si candidò alla Camera dei deputati nel giugno 1987 nella Circoscrizione Lecce-Brindisi-Taranto e venne eletto con oltre 67.000 voti. Si era poco prima dimesso dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. Inaspettatamente non fu riconfermato ministro nel nuovo governo di Giovanni Goria; si parlò di lui anche come possibile presidente delle Ferrovie dello Stato. La sua attività parlamentare nella legislatura 1987-1992 non fu molto intensa (nessun progetto di legge come primo firmatario), anche perché nel giugno 1988 divenne nuovamente deputato europeo subentrando come primo dei non eletti per il decesso di Michelangelo Ciancaglini. Allora le cariche non erano incompatibili. Al Parlamento europeo fu membro della Commissione per l'energia, la ricerca e la tecnologia. Ricandidato dalla DC alle elezioni politiche dell'aprile 1992, sempre nella Circoscrizione Lecce-Brindisi-Taranto, subì una forte sconfitta personale ricevendo solo 5.700 preferenze. Da quel momento Travaglini si dedicò esclusivamente all'insegnamento universitario e alla presidenza del Centro nazionale di studi urbanistici. Numerosi i convegni cui partecipò come autorità riconosciuta nel campo dell'ingegneria idraulica (era stato a lungo anche presidente del Comitato italiano grandi dighe) e della pianificazione territoriale, argomenti che sono stati al centro della sua attenzione anche come saggista. Segnaliamo solo il suo scritto Il controllo delle acque e la difesa del suolo nel volume La Calabria, a cura di Piero Bevilacqua e Augusto Placanica, Einaudi 1985 (Le Regioni d'Italia dall'Unità a oggi). Giovanni Travaglini è stato infine uomo di multiforme ingegno. Ha applicato l'ingegneristica all'arte informale, sperimentando forme di espressione al confine fra arte e meccanica utilizzando i materiali più diversi (legno, ferro, piombo, plastica, ceramica, gesso). Questa sua attività, che è andata di pari passo con le responsabilità di alto burocrate statale, è stata resa pubblica con alcune mostre in Italia e all'estero ed è stata infine documentata in un volume da lui curato del 2011: Oltre la materia. Una presenza inedita nell'arte informale materica. Opere dal 1959 al 1974 (con testi di Pietro Maria Bardi, Rafael Squirru, Luciano Caramel, Giulio Carlo Argan), Napoli, Clean. [a cura di Leonardo Musci]
storia archivisticaLe carte qui inventariate costituivano un piccolo complesso di pochi raccoglitori metallici, prodotte dalla Divisione autonoma Segreteria del Commissario liquidatore diretta da Adriano Monnet che aveva ricoperto lo stesso ruolo nella struttura di Segreteria della Presidenza già dall'agosto 1978 (si veda nella serie Presidenza. Archivio classificato). Esse hanno la classica caratteristica delle "carte di vertice", nella personale disponibilità del manager pubblico in affiancamento all'archivio ufficiale della struttura, e documentano alcuni degli aspetti più importanti all'esame del vertice, compresa la rilevante questione di rapporti con gli esponenti politici (di governo e parlamentari) per l'interessamento di questi all'esecuzione di particolari opere di competenza della Cassa o agli incarichi da affidare a professionisti per le perizie e i collaudi. Dalle carte emerge che questo era uno degli impegni più gravosi per le segreterie, ma lo si consideri sostanziale a una dirigenza che emanava la sua legittimità dal mondo politico (nel caso di Travaglini le due figure si fondono). A differenza di altri piccoli complessi analoghi, conservati nell'archivio della Cassa, qui le carte sono quasi tutte in originale.
ordinamento e strutturaI fascicoli sono pervenuti sufficientemente organizzati. Non sono state costituite sottoserie formali, ma la struttura di presentazione è la seguente: fascc. 1-23: pratiche diverse fascc. 24-37: interessamenti fasc. 38: audizione parlamentare fasc. 39: un incarto professionale personale di Giovanni Travaglini
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strumenti archivisticiInventario a cura di Leonardo Musci.
gerarchia

Protocolli delle disposizioni presidenziali , 18 novembre 1957 - 5 aprile 1984

Livello di descrizionesubseries 9
Consistenzaregg. 45
DescrizioneDa n. 4580 al n. 92024.
Mancanti primi due registri.
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gerarchia

Protocolli della corrispondenza con il Comitato dei ministri per il Mezzogiorno e del Ministro per gli interventi nel Mezzogiorno , 15 novembre 1954 - 2 dicembre 1993 (Serie chiusa il 6 dicembre 1993.)

Livello di descrizioneseries 10
Consistenzaregg. 44
storia archivisticaLa serie viene chiusa al n. 85810, 1993 apr. 27, per la gestione Agensud; la numerazione riparte dal n. 1, 1993 mag. 7, per la gestione del commissario liquidatore Diego Siclari, fino al n. 757, 1993 dic. 2.
DescrizioneProtocollo della corrispondenza in arrivo e in partenza.
ordinamento e strutturabusta 1 1 - 1954 nov. - 1955 apr. 2 - mancante 3 - 1956 feb - 1957 feb. 4 - 1957 feb. - 1957 lug. 5 - 1957 lug. - 1957 dic. busta 2 6 - 1957 dic. - 1959 mar. 7 - 1959 mar. - 1959 dic. 8 - 1959 dic. - 1960 ago. 9 - 1960 ago. - 1961 mag. busta 3 10 1961 mag. - 1962 feb. 11 - 1962 feb. - 1962 set. 12 - 1962 set. - 1963 mag. 13 - 1963 mag. - 1964 mar. busta 4 14 - 1964 mar. - 1965 feb. 15 - 1965 feb. - 1966 gen. 16 - 1966 gen. - 1966 ott. 17 - 1966 ott. - 1967 lug. busta 5 18 - 1967 lug. - 1968 apr. 19 - 1968 apr. - 1969 feb. 20 - 1969 feb. - 1969 nov. 21 - 1969 nov. - 1970 ott. busta 6 22 - 1970 ott. - 1971 ago. 23 - 1971 ago. - 1972 giu. 24 - 1972 giu. - 1973 mag. 25 - 1973 mag. - 1974 mar. busta 7 26 - 1974 mar. - 1975 mar. 27 - 1975 mar. - 1976 apr. 28 - 1976 apr. - 1977 ago. 29 - 1977 ago. - 1978 ott. busta 8 30 - 1978 ott. - 1979 ago. 31 - 1979 ago. - 1980 mag. 32 - 1980 mag. - 1981 gen. 33 - 1981 gen. - 1982 gen. busta 9 34 - 1982 gen. - 1982 nov. 35 - 1982 nov. - 1983 ago. 36 - 1983 ago - 1984 ott. 37 - 1984 ott. - 1985 ott. busta 10 38 - 1985 ott. - 1986 dic. 39 - 1986 dic. - 1988 mag. 40 - 1988 mag. - 1989 mar. 41 - 1989 mar. - 1990 giu. busta 11 42 - 1990 giu. - 1991 set. 43 - 1991 ott. - 1992 nov. 44 - 1992 nov. - 1993 apr. 45 - 1993 mag. - 1993 dic. [a cura di L. Musci e O. Stellavato]
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noteDal n. 1 al n. 85810. La numerazione ricomincia dal n. 1, 1993 mag. 7, , per la gestione del Commissario liquidatore Diego Siclari.
45 registri, mancante n. 2 dal n. 55 aprile 18 al n. 56 febbraio 20.
gerarchia

Protocolli della corrispondenza della Presidenza , 18 febbraio 1981 - 22 marzo 1985

Livello di descrizioneseries 11
Consistenzaregg. 4
DescrizioneDal n. 1 al n. 3804.
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